martedì 28 dicembre 2010

PADRE E FIGLIA: SCRITTURA A QUATTRO MANI

WU MING

Scuola e Famiglia si parlano. Bella novità, lo hanno sempre fatto!
Ma consideriamo per un attimo i luoghi e i tempi di questa dialettica. Un calendario prestabilito scandisce le date degli incontri mattutini e pomeridiani tra Scuola e Famiglia. Due treni che corrono, l’uno verso l’altro, su binari paralleli, due treni che ogni tanto si incrociano nella stessa stazione, due treni che ospitano sempre lo stesso soggetto, l’alunno, che, impossibilitato a dividersi, scende e sale in continuazione per andare e tornare.
Allora perché non pensare ad un unico treno composto da carrozze miste?

Il documento che segue è un viaggio felice in un treno composto da carrozze miste in cui Scuola e Famiglia hanno iniziato un comune percorso di riflessione.

Grazie agli autori del post, padre e figlia, che hanno saputo parlare con estrema sensibilità dell’essere uguali e dell’essere diversi.

PERCHE’ TANTE VOLTE LE DIVERSITA’ CI DEVONO ATTRARRE
Le differenze tra i popoli, sono segnate da origini, storia, usi e abitudini, credenze e costumi ma se noi ci chiudiamo nel nostro piccolo cortile, nel nostro cieco provincialismo perché pensiamo di essere i migliori, non solo non cresciamo perché il confronto è crescita, ma ergiamo un muro invalicabile tra la nostra pochezza e l’intelligenza che è nelle cose che ci circondano e che noi non riusciamo a percepire.
In realtà ciò che è diverso da noi, dal colore della nostra pelle da come ci vestiamo o parliamo, ci deve attrarre perché la diversità deve farci avvicinare per conoscere e per farci capire che non siamo perfetti e non esistiamo solo noi al centro del mondo.
Noi quando diciamo “io sono uguale a te, oppure guarda siamo uguali, andiamo a scuola insieme o in palestra o mangiamo le stesse cose o facciamo il tifo per la stessa squadra” crediamo che la somiglianza nell’aspetto estetico o nel modo di comportarci ci unisce e ci identifica, ma sbagliamo perché quello che alla fine ci contraddistingue veramente è il modo che ognuno di noi ha di pensare o di emozionarsi o di ridere o piangere per le piccole cose.
Essere uguali quindi per noi non significa molto, viceversa è molto importante essere unici, pensare con la propria testa ed essere attratti dalle diversità degli altri attorno a noi per confrontarci continuamente e per poterci migliorare imparando da loro.
Scrittura a quattro mani di Eli the Best 99 –figlia e Mega Toni - padre

giovedì 23 dicembre 2010

TEMPO DI LAVORO E TEMPO DI LIBERTA'


I ragazzi, alla luce delle testimonianze dei genitori e degli adulti, si interrogano su cosa si può fare per avere più tempo libero e sfuggire alla routine del lavoro che in alcuni casi rende gli uomini simili a macchine senza cuore e senza cervello.


Nel post “Genitori a scuola n.8”, abbiamo scritto che “tutti i lavori sono diversi ma diventano uguali quando vengono considerati come una cosa scontata. Tutti lavorano: regola di vita”. Con questa affermazione intendevamo dire che da sempre l’uomo è impegnato in attività produttive diverse che hanno in comune la routine quotidiana.
In “Granelli vs Automatici meccanismi”, M. Peterlin afferma che vi è “ Un meccanismo compulsivo: sveglia –colazione - corsa a scuola (dal nido in poi) - pranzo in qualche modo – pomeriggi organizzati – palestre e sport per ogni età – cure del corpo (da quelle mediche a quelle estetiche) – supermarket – recupero figli – cena – crollo tv. E l’indomani si ricomincia.” Anche il lavoro non sfugge a questo meccanismo automatico perché tutti, o quasi tutti, sono talmente presi dal lavoro da esserne diventati completamente dipendenti.
Di conseguenza non c’è mai tempo a disposizione da dedicare ai rapporti umani e al tempo libero. Basti pensare che, in questo mondo concentrato sul lavoro, il maggiore motivo di tristezza dei bambini dipende dalla mancata presenza dei genitori che spesso vengono sostituiti da babysitter o lontani parenti. In questo modo i bambini non hanno un punto di riferimento fisso da imitare e si sentono disorientati.
Perché si lavora così tanto? Perché, nonostante il progresso, l’uomo sembra essere ancora schiavo del lavoro? Nel film “Tempi moderni” Charlie Chaplin, operaio presso una catena di montaggio, viene sottoposto ad un esperimento. Per non interrompere il ciclo produttivo, una macchina lo imbocca e la cosa, naturalmente, finisce male. In quel caso l’uomo era totalmente schiavo della macchina e della catena di montaggio. Nel post intitolato “La tecnologia a servizio dell’uomo”, il dr. House afferma che “bisogna aiutare i ragazzi, ossia i professionisti del domani, a rendere la tecnologia veramente a servizio dell’uomo”.
Se la tecnologia sarà veramente a servizio dell’uomo, se l’uomo cioè saprà utilizzarla meglio, sarà possibile avere più tempo libero da dedicare ai rapporti umani? Noi speriamo di sì.

Tutta la III E

lunedì 20 dicembre 2010

PINOCCHIO – BORN TO RUN? Gambe per correre (e una testa per pensare)

Geppetto insegue Pinocchio - nato per correre?

Osserva Stefano Bartezzaghi: “Perché i bambini corrono? All'improvviso, magari do­po aver lamentato di dover camminare, scattano in una cor­sa senza pensieri. Camminare stanca,correre no. Giocano a rincorrersi, a prendersi, a chi arriva primo. Corrono an­che da soli, senza gareggiare: non sempre per fare prima, spesso per fuga, o anche per gioia, esuberanza, imbarazzo, scarico di energia. Si corre come si parla, si ride, o altro, senza progetto: si corre per una decisione estemporanea.

L'unico grande gioco di Pinocchio è la corsa. Esce dal­la casa di Geppetto, per andare a scuola e cammina. Ma quando decide di deviare per inseguire il suono di pifferi che lo porterà da Mangiafoco non cammina più:

“Detto fatto, infilò giù per la strada traversa, e cominciò a correre a gambe.”

Corre di capitolo in capitolo, per ore, come lepre, bàr­bero (ovvero cavallo da corsa), capretto, leprottino, cane da caccia, can levriero, capriolo, palla di fucile.
Minuto e solido, corre imbattibilmente:
Pinocchio era sempre avanti a tutti: pareva che avesse le ali ai piedi.
Gioca a correre e si gioca di chi corre meno di lui, cioè tutti:
“Di tanto in tanto, voltandosi indietro, canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza, e nel vederli ansanti, trafelati, polverosi e con tanto di lingua fuori, se la rideva pro­prio di cuore.”  (fin qui Bartezzaghi)

appena finito... fugge!

Ma davvero, noi ci chiediamo, Pinocchio corre per giocare? E allora gioca e corre come tutti i bambini nati in questo mondo?
In realtà, come sappiamo, per Pinocchio non si potrebbe parlare di nascita in senso biologico o umano. Pinocchio esiste perché un artigiano l’ha costruito ricavandone tutti i pezzi, uno a uno, intagliando un pezzo di legno e per fabbricare un burattino.

Geppetto, dal canto suo, non l’ha ancora finito di mettere insieme che scopre in lui un carattere inatteso: un burattino che non obbedisce è diverso dagli altri.

“Appena finite le mani, Geppetto sentì portarsi via la parrucca dal capo. Si voltò in su e cosa vide? Vide la sua parrucca gialla in mano a un burattino. […] e gli disse:
-Birba d’un figliolo, non sei ancora finito di fare e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male ragazzo mio, male!
E si asciugò una lacrima.”

Geppetto continua tuttavia il suo lavoro, finisce di costruire le gambe e i piedi ( e Pinocchio gli tira subito un calcio “su la punta del naso”) poi lo posa a terra e …
“Quando le gambe gli si furono sgranchite Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare.”
Tante sono le domande e le risposte possibili su questo libro.
Tuttavia ce n’è almeno una ineludibile proprio perché la vita di Pinocchio inizia con il correre e lo scappare; cosa significa per lui questa corsa? 
Che cosa ha pensato, secondo Collodi, il Pinocchio appena nato?
E perché il lettore non può fare a meno di seguitare (e dunque di seguirlo …)  leggendone le Avventure?




domenica 19 dicembre 2010

PROFILO DELLA NET-GENERATION



Un profilo dei nativi digitali che sintetizza, in ottica didattica, i tratti principali di questa nuova generazione sulla base della produzione scientifica e divulgativa dei maggiori esperti del settore come D. De kerckhove, M. Prensky, M. Wesh e D. Rushkoff.

mercoledì 15 dicembre 2010

LA TECNOLOGIA A SERVIZIO DELL'UOMO

Prosegue il dialogo fra scuola e famiglia.
Di seguito l'importante contributo di un genitore che ringraziamo, anche a nome dei ragazzi, per la collaborazione offerta.

Durante la mia esperienza di vita lavorativa ho visto notevoli cambiamenti nello sviluppo tecnologico, soprattutto nell’ambito lavorativo dove lavoro quotidianamente, ossia nel campo della medicina.

Le applicazioni tecnologiche nell’ambito medico sono innumerevoli, perché la ricerca in tale campo è molto attiva e riesce a scoprire tecniche di indagine medica a ritmo molto veloce. Gli utilizzatori di tali tecniche di indagine, ossia i medici, d’altro canto, non sempre sono in grado di seguire le dinamiche delle scoperte scientifiche e, vuoi per la scarsa volontà di tornare sui libri a studiare, vuoi perché sono saldamente attaccati a quello che hanno studiato all’università 20 anni prima, non riescono a trasferire appieno i benefici di tali scoperte a chi ne deve usufruire, ossia i pazienti.

Un altro aspetto da considerare è quello relativo al grado di preparazione scientifica che le scuole italiane offrono ai futuri professionisti; infatti è ben noto che le discipline matematiche e quelle di lingua straniera, ad esempio l’inglese, sono molto carenti nei piani di studio delle scuole medie inferiori e superiori. Ciò è confermato dai vari sondaggi e studi sulla preparazione degli alunni delle scuole italiane. Qualche docente parla di scuola ancora “troppo gentiliana”; in effetti i nostri governanti, che avrebbero dovuto essere molto sensibili alle problematiche dei loro (nostri) figli, invece di discorrere le questioni interne ai “palazzi romani”, dovrebbero piuttosto cercare di risolvere i problemi della scuola e aiutare i ragazzi, ossia i professionisti del domani, a rendere la tecnologia veramente al servizio dell’uomo.

Ma finalmente qualcosa sta cambiando; per un processo, credo, di autoconsapevolezza, i ragazzi che oggi frequentano l’università sono più attenti alla tecnologia, intesa anche come mezzo di aiuto all’apprendimento, e sono più attenti a quello che studiano. Ritengo che sarebbe opportuno creare degli “shunts” tra le varie discipline, sin dalle scuole medie inferiori: questo permetterebbe ai discenti di avere una piena consapevolezza del fatto che si debbano studiare approfonditamente anche le discipline scientifiche, pur avendo una piena padronanza della lingua italiana e delle materie umanistiche (viribus unitis).

Sarebbe auspicabile, infine, un adeguato ricambio generazionale nelle attività lavorative, soprattutto per le professioni che incidono direttamente sull’individuo.

(Dott. House)

domenica 12 dicembre 2010

PINOCCHIO: un pezzo di legno con una testa pensante e un cuore che...



La mia generazione ha avuto in regalo Pinocchio perché fosse una lettura che, divertendo, trasmettesse qualche buon consiglio: un ragazzo che mente e disobbedisce ai genitori si mette nei guai e se poi dà anche retta ai cattivi compagni, ossia a Lucignolo, subisce addirittura una umiliante metamorfosi: gli spuntano le orecchie d’asino.
Eppure è stato inevitabile, per me, tifare Pinocchio: anche quando faceva disperare il suo papà Geppetto o non ascoltava i consigli della Fata dai Capelli Turchini.
Se poi spiaccicava contro il muro il Grillo parlante… beh me ne facevo una ragione.
Sappiamo che la storia finisce, attraverso un susseguirsi di straordinarie e incredibili avventure, nel migliore dei modi. Ma perché Collodi ci propone proprio quello come miglior finale possibile?
Pinocchio è solo un pezzo di legno che diventa, per mano di Geppetto, un burattino.
Inizia subito a farne di tutti i colori, quello che lo spinge verso la ribellione ci appare come il desiderio di verificare di persona ogni situazione che affronta.

Evidentemente non gli bastano i buoni consigli, che forse sarebbero stati sufficienti a un bambino normale, perché lui normale non è.
Se fosse normale rimarrebbe un pezzo di legno ben scolpito e colorato. O al massimo sarebbe ben felice di conformarsi alle situazioni.

Invece c’è qualcosa dentro di lui e quel qualcosa non sono solo disubbidienza e bugie, scappatelle e spericolatezza. Quel qualcosa è la sua personalità e la sua unicità.
La testa e il cuore di Pinocchio sono solo apparentemente di legno: in realtà sono una testa pensante e un cuore che... sa emozionarsi ed amare, temere e aver coraggio. 
Ma questo lo deve scoprire da solo e cercando la sua strada.

Verrebbe quasi da dire che per trovare la nostra strada si deve disobbedire?
Beh… non è proprio così: non è necessario disobbedire, ma certamente è utile mettersi alla prova e rinunciare a quegli schemi che ci vengono imposti dai modelli di costume e sociali dominanti.
Pinocchio, come s’è detto, non è un bambino normale, altrimenti avrebbe forse una famiglia e una scuola normali.
Pinocchio è altro: è quel tanto di più che dobbiamo scoprire dentro di noi per essere ciò che davvero siamo: unici.
Da un lato, infatti, siamo tutti uguali, dall’altro tutti diversi.
Se la nostra personalità matura e trova il suo modo unico e irripetibile di esistere ci arricchiamo vicendevolmente e possiamo abbandonare l’apparenza “legnosa” (per noi e gli altri) e diventare … niente di meno, niente di più e niente altro che noi stessi.
Per questo, anche se forse non lo avevo subito capito, non potevo non amare Pinocchio.



sabato 11 dicembre 2010

FACCIAMO IL PUNTO

Qualche piccola notizia su questo blog scolastico.

Questo è un blog nato per dare voce a chi non ha voce, all’anello mancante “che congiunge con parola pensante” (M. Peterlin).

E’ un luogo ove si sono incontrate e continueranno ad incontrarsi culture diverse, un luogo ove adulti e ragazzi procedono alla comune costruzione di significati, un luogo ove l’ uno riconosce ed accoglie il vissuto emozionale ed esperenziale dell’altro, un luogo ove l’educazione non è concepita solo come semplice trasmissione del conoscere ma anche e soprattutto come ascolto reciproco tra soggetti narranti.

Questo è un blog in cui gli adulti (insegnanti e genitori) si affiancano ai ragazzi (di scuola media) per tentare di problematizzare la conoscenza e per capire come nascono le idee e a che cosa possono condurre.

Grazie a tutti quelli che ci leggono!

giovedì 9 dicembre 2010

VERSO L'ALESSITIMIA?

Quando si è innamorati spesso ci si dimentica del mondo intero, persino di avere “una testa pensante”. Con il termine AMORE, noi non intendiamo solo il rapporto con l'altro sesso ma anche una relazione profonda con tutta l'umanità.
In questa società superficiale, l'amore viene considerato quasi una fase di passaggio. Siamo innamorati dell'idea dell'amore, ma non sappiamo veramente cosa significhi questa parola così estranea al mondo dei giovani. Spesso non si riconoscono né i sentimenti né le emozioni né le sensazioni che si provano stando in compagnia.
La verità è che siamo troppo narcisisti. Il nostro amore smisurato per noi stessi è troppo grande per lasciare posto a quello verso gli altri.
Il nostro cuore è sempre troppo piccolo per dare spazio a qualcuno che non sia il nostro IO.
L'amore è trovare un completamento, trovare qualcuno che ci faccia sentire interi, perfetti con noi stessi. Ma se noi ci sentiamo già perfetti, se noi siamo pronti ad amare solo noi stessi ...abbiamo davvero bisogno di un completamento?
Oggi le relazioni tra i ragazzi, hanno una durata limitata...ci siamo mai chiesti perché?
Forse perché amare moltissimo se stessi e anche un altro è troppo faticoso?
(Clarissa Frey,Tenera,Bree Tanner)

Narrazione per immagini e suono - ALBA 8 DICEMBRE dicembre 2010.wmv

L'alba in una narrazione didattica - Linguaggio delle immagini e del suono

domenica 5 dicembre 2010

venerdì 3 dicembre 2010

OCCHIO ALLA FLESSICUREZZA

Noi ragazzi dovremo fare i conti con gli effetti della globalizzazione e i vistosi squilibri esistenti tra domanda e offerta di lavoro. Dovremo abituarci al continuo aggiornamento delle nostre competenze e ad una crescente flessibilità. Come sarà possibile conciliare l'esigenza di più posti di lavoro con migliori garanzie occupazionali che allontanino il rischio della precarietà?
Cercando delle risposte a questa domanda, ci siamo imbattuti sulla "flessicurezza" che è un modello sociale che consente di combinare la flessibilità e la sicurezza dell'occupazione. La flessicurezza dovrebbe garantire la flessibilità delle modalità contrattuali e la sicurezza di mantenere il proprio posto di lavoro o di trovarne subito un altro .
All' idea di flessicurezza sono legati quattro aspetti importanti:
1)l'elasticità delle disposizioni contrattuali;
2) la formazione permanente
3) le politiche attive ed efficaci riguardanti il mercato del lavoro
4) le indennità di disoccupazione adeguate al fine di facilitare il superamento dei periodi di transizione;
Teniamo d' occhio la flessicurezza mentre ci attrezziamo per inventarci nuovi lavori.
(pesce palla e l'attaccante)

mercoledì 1 dicembre 2010

LE CARTE LE LEGGIAMO ANCHE NOI

L'articolo 1 della Costituzione italiana afferma che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Se questo è vero, e tutti sappiamo che è vero, perché vediamo in giro tante manifestazioni in cui giovani e meno giovani protestano per la mancanza di lavoro?
L'articolo 4 della Costituzione italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro. E allora, se il lavoro è un diritto per tutti, perché ci sono tanti disoccupati?
A questa osservazione se ne può aggiungere un'altra.
L 'articolo 2 della Ratifica ed esecuzione del trattato che istituisce la Comunità europea (14 ottobre 1957) e l'articolo 3 della Costituzione europea (29 ottobre 2004) dicono chiaramente che la Comunità ha il compito di promuovere uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche e un'economia di mercato fortemente competitiva che miri ad una piena occupazione e al progresso sociale. Ma se anche questo è vero, e tutti sappiamo che è vero, perché il lavoro è sempre più precario e molti giovani sono costretti ad andare all'estero per trovare sbocchi occupazionali?
Abbiamo cercato le risposte e abbiamo capito che il processo di globalizzazione ha causato grossi squilibri e che la delocalizzazione ha contribuito ad aggravare il problema.
Inoltre, dalle testimonianze ricevute dai nostri genitori durante gli incontri sul lavoro, pare proprio che non sempre lo sviluppo delle attività economiche è stato armonioso, equilibrato e sostenibile, e che la piena occupazione e il progresso sociale sono obiettivi ancora da conseguire. E la crisi economica certo non aiuta.

In qualità di alunni possiamo solo dire che anche noi abbiamo dei diritti e dei doveri.
Quando “andiamo fuori dal seminato”, quando non sappiamo cioè amministrare bene noi stessi causando problemi agli altri, veniamo subito individuati e sanzionati (vedi il Regolamento d'istituto presente in ogni scuola). Ci assumiamo le nostre responsabilità perché, ci dicono, assumersi le proprie responsabilità fa parte della civile convivenza e aiuta a diventare buoni cittadini. E noi alunni, per amore o per forza, ci responsabilizziamo... per diventare migliori.
Ma fra gli adulti come funziona il Regolamento d'Istituto?
(Clarissa Frey e il difensore)

martedì 30 novembre 2010

Ragazzi, imparate a sbagliare

Einstein ha pubblicato 180 articoli scientifici: 40 contengono errori significativi!
La storia insegna che non esiste, e non è mai esistito, nessun grande scienziato che prima di arrivare al successo non abbia commesso errori.
Errare significa "uscire dalla solita strada", perché i ragazzi non dovrebbero sbagliare?
Che ne pensate?

Un buon errore a tutti!
Orso Bruno

lunedì 29 novembre 2010

Riflettiamo e costruiamo serenamente

I post, intensi e importanti, scritti dalla Testa Pensante in queste settimane, mi hanno confermato che un anello tra generazioni, che sembrava mancante, si può ristabilire.


Posto, a questo scopo, un mio gioco di parole che è anche una riflessione; il titolo è...

RITMO GENERAZIONALE

Manca un anello,
l’anello mancante
è quello che congiunge
con parola pensante,
l’anello che distingue
le parti dentro a un tutto,
l’anello che congiunge
e modifica è distrutto.

Ridatemi l’anello
che lega e che dà forma
ridateci l’anello
sì, quello che trasforma,
ridateci l’anello
cerchio e incantata forma,
l’anello è sempre magico
e quando manca è tragico.

Anello forte simbolo
di un sapere trasmesso,
anello come un patto
ma non un compromesso:
lega, congiunge e attacca
la mente un po’ distratta,
aggancia quel pensiero
e lo innamora al vero.

Aggancia non asserve
come ostiche minerve!
Ma libera la mente
dall’oscura visione
e trasmette attenzione
verso la riflessione;
che non diventi nero
ma lucente il pensiero
che opaco non si spenga
e la luce trattenga.

Manca l’anello
di una generazione,
manca l’anello
e manca l’attenzione,
manca l’anello
e non c’è congiunzione
manca l’anello
passione ed aquilone,
manca l’anello
seducente lezione.

Accade infatti accade
che si spenga d’un tratto
e tu sarai distratto
da un pensiero artefatto

Non c’è la congiunzione,
un saggio lo diceva
contemplando rovine
ché libertà non c’era.

Non sia la nostra fine.
Non sia la nostra fine.
Non sia la nostra fine.


Ricomincio da qui...

venerdì 26 novembre 2010

LO SCETTRO AI GIOVANI

I social network e i giornali sono colmi di notizie di cortei in cui i giovani studenti protestano contro la riforma Gelmini. Queste manifestazioni di piazza intendono richiamare l’attenzione sui tagli alla scuola pubblica, il finanziamento agli istituti privati e la riforma universitaria in discussione alla Camera. Secondo noi, tutti devono avere la possibilità di studiare ed apprendere, soprattutto di questi tempi in cui è sempre più urgente il bisogno di specializzazioni formative che consentano un più agevole accesso al mondo del lavoro. In questi giorni le parole dei nostri genitori ci hanno fatto prendere coscienza di quanto possa essere complicato trovare un posto di lavoro.
Se uno studente non può permettersi di pagare i suoi studi, non può specializzarsi e di conseguenza diminuiscono per lui le possibilità di trovare lavoro.
Così la prospettiva di essere disoccupati a vita diventerà una triste realtà.
E’ giusto che questi giovani lottino per garantirsi un futuro migliore. Occupare le scuole, organizzare cortei può essere molto utile a far sentire la voce dei giovani a cui non è quasi mai dato il diritto di parola . Bisogna però dire che l’esasperazione non porta da nessuna parte, piuttosto occorrono freddezza, determinazione e conoscenza esatta dei problemi per trovare nuove soluzioni.
Noi giovani dobbiamo unirci e trovare insieme una soluzione … ovviamente rifiutando ogni forma di violenza. Dobbiamo ricordarci che siamo tutti dalla stessa parte e solo stando uniti riusciremo ad ottenere dei cambiamenti positivi che potranno proiettarci verso un futuro migliore!!

(Clarissa e Bree)

giovedì 25 novembre 2010

A COSA PENSO

Istantanee di momenti trascorsi a pensare

Quando sono solo salgo sugli alberi e quando sono lassù mi sento come un uccello che ha il suo nido sicuro. Sugli alberi c’è un mondo dove nessuno ti dice di fare qualcosa che tu non vuoi fare. Sei libero mentre il vento ti accarezza il viso con la sua fresca mano.
(GIANLU2 e FRANCY99)

La mia timidezza a volte l’apprezzo e a volte no perché mi impedisce di fare amicizia e di parlare di me agli altri. Quando scrivo mi sento finalmente libera e sono felice perché chi mi leggerà capirà davvero chi sono.
(Cuoricina)

Quando mi fermo a pensare, resto steso sul divano come una tartaruga che aspetta di essere svegliata dalla noia che l’avvolge come un sonno profondo. E il suo guscio è come una casa che mi dà sopravvivenza anche se può rinchiudermi in un abisso senza luce.
(Gianlu99)

Quando sono solo con i miei pensieri mi sento un’aquila che vola nel cielo, un uomo libero che può fare tutto ciò che vuole… Dopo un po’ però arriva la solitudine e ti accorgi che qualunque cosa fai, la fai malvolentieri o neghi a te ste stesso di farla anche se sai che è qualcosa di bello.
(Checco 99)

Quando sono sola mi sento come un cavallo impazzito che corre liberamente nei prati senza mai fermarsi. Non appena i miei genitori chiudono la porta d’ingresso, io mi preparo a fare un urlo di gioia e poi grido: -YEEEEE!!!!! ADESSO POSSO FARE QUELLO CHE VOGLIO! Un po’ di sano diverimento non ha mai fatto male a nessuno: ballo, indosso gli abiti di carnevale, chiamo le mie amiche e ci parlo almeno per trenta minuti….Però arriva anche il momento in cui le mie forze si esauriscono. Allora mi siedo tranquillamente sul divano e comincio a comunicare con la mia amica coscienza. Lei mi chiede che professione mi piacerebbe praticare e io le rispondo quasi sempre che ci devo ancora pensare.
(ROSYPRINCESS99)

Quando penso sento che vorrei diventare un uccello per vedere le cose da un altro punto di vista.
Un uccello ha il potere di poter volare lontano dal giudizio della gente e di poter guardare le cose come davvero sono.
(Megolina)

DIAVOLO E ACQUA SANTA

Simulazione di un dialogo impossibile tra un “io” e un “ me”

IO: Aiutami, ho bisogno di te! Ho bisogno di sapere se sono abbastanza grande per poter di fare quello che voglio e che non voglio.

ME: Saprai tu quando sari pronta a decidere da sola e quando non avrai più bisogno dei consigli dei tuoi genitori.

IO: Ma i miei genitori mi assillano sempre e io difronte a loro non sono niente! I miei pensieri non contano. AIUTAMI, TI PREGO!!!

ME: I tuoi genitori ti assillano perché ci tengono a te e non vogliono che tu perda i momenti più belli dell’adolescenza bruciando le tappe.

IO: Senti, coscienza! Tu dovresti essere con me! Lo vuoi capire che io desidererei moltissimo poter avere dei genitori che mi capissero nei momenti più difficili per me? Ora loro non fanno altro che impormi tutto. Le mie amiche sono libere, perché io no?

ME: Se mi chiedi dei consigli non puoi mettere lingua altrimenti, se hai già la soluzione, non rivolgerti a me. Perciò ti consiglio saggiamente per quello che posso: ai tuoi genitori non importa nulla di ciò che fanno le tue amiche…Sono i tuoi genitori e pensano solo alla tua educazione.

IO: Beh… forse hai ragione… ma … no … ho sempre ragione io. HO DECISO! ANDRO’ A PARIGI CON LE MIE AMICHE, CHE LORO LO VOGLIANO O NO. SE A LORO NON IMPORTA DI ME, A ME NON IMPORTA DI LORO.

(*LETA STELLINA BHO* e ELI THEBEST99)

LA CHAT IMPOSSIBILE

Simulazione di un dialogo impossibile in chat tra un “io” e un “me”

Io: qund sn solo ho paura, vgl essr cm te

Me : non vdr la paura cm un difetto xkè essr coraggiosi nn è un vntggio

Io: xkè tu affronti ttt di petto, nn hai paura di nnt

Me: frs un po’ trpp di petto, dico smpr ciò ke pns. Ttt qnt mi sgridano

Io: io NN RSCO A FR NNT DI NNT!! HAI CPTO? Qnt volte gli amici mi prndn in giro xkè non esko di casa!!!!!

Me: io sn smpr nei guai xkè nn mi imprt dei miei, pns che è bll?

Io: io ho smpr paura di ttt, mi snt male !!!

Me: io vd male a skuola xkè asclt smp la mia testaccia!!

Io: io sn smpr stt ai preptnt e agli stupd!!! Tu pns ke è brtt essr cm te ma tu 6 frt xkè nn hai paura

Me: io sn più contnt x te xkè la tua vita è trnqlla la mia nn mi piace, sn smp in ritardo a kasa e vd male a skuola xkè nn asclto i prof

Io: x qst asptt a me va bn ma x altr no

Me: nn so cs dirti, a prst

Io: a prst, me

(ONE PIECE 99)

GENITORI A SCUOLA N. 10

Orientamento in terza media
Tema del decimo incontro: La precarietà del lavoro

Più globalizzazione, più turismo.
Il turismo è un settore che, anche grazie alla globalizzazione virtuale, è destinato a offrire moltissime possibilità di occupazione.
Molti istituti scolastici e facoltà universitarie offrono specifici percorsi di insegnamento/apprendimento nei campi linguistico e turistico. E' così possibile acquisire competenze professionali che permettono l'inserimento in questo ambito del settore terziario.
Una volta che sono state acquisite le competenze necessarie, come ci si può inserire nel mondo del lavoro?
Se si ha la possibilità di investire un capitale,si può diventare imprenditori di se stessi e aprire ad esempio un'agenzia turistica. In caso contrario bisognerà iniziare a cercare in internet le varie possibilità di occupazione.Chi sceglierà questa seconda strada dovrà fare i conti con contratti a tempo determinato e contratti stagionali di prestazione d'opera. Questo vuol dire che si dovranno fare contemporaneamente più lavori con le conseguenze che si possono immaginare.
Cercare nuovi contratti diventerà una neccessità che dovrà essere accompagnata da grandi doti di flessibilità,compentenza e .... pazienza.
Avere un capitale da investire ci può consentire di aprire un'attività privata. In caso contrario quanto potrà essere rilassante una vita passata a rincorrere continuamente il lavoro?
(Biancaneve & Chica)

martedì 23 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA n. 9

Orientamento in terza media
Tema del nono incontro: Il lavoro del futuro tra marketing e web marketing

In futuro sarà sempre più difficile accedere ad un impiego che possa durare per tutta la vita. Oggi i rapporti di lavoro sono sempre più basati su contratti a tempo determinato che spesso non vengono rinnovati alla loro scadenza. Così molti giovani si trovano costretti a cercare nuovi sbocchi occupazionali in ambiti lavorativi che non hanno nessuna relazione con la preparazione acquisita a scuola o all’università.
Il lavoro non ci verrà a trovare a casa, questo è certo. Per affrontare un futuro così incerto è necessario possedere grandi doti: flessibilità come capacità di adattamento, spirito di sacrificio e volontà di sperimentare nuove strade.
Se inventi il tuo lavoro, vuol dire che hai capito che puoi essere imprenditore di te stesso e che hai deciso di estendere le tue doti per migliorare costantemente.
Chi decide di mettersi in proprio dovrà tenere conto sia della concorrenza sia della necessità di far conoscere il proprio prodotto in rete. Per reggere la concorrenza ed acquisire un sempre più vasto portafoglio - clienti, si dovrà puntare all’offerta di prodotti sempre più nuovi e di altissima qualità. Questo vuol dire che bisognerà diventare esperti di marketing per potersi adattare alle esigenze dei potenziali clienti, per anticipare le tendenze e per individuare le soluzioni migliori per la commercializzazione del prodotto.
C’è una scuola che insegna a fare tutto questo? Esistono dei corsi di formazione al marketing e al web marketing gestiti dalle Regioni e corsi di laurea triennali in marketing e comunicazione. Ma conseguire una laurea triennale in marketing serve davvero a trovare lavoro o finisce per allargare le fila degli “esperti di troppo”?
Non sarebbe più giusto educare da subito i giovani allo spirito di iniziativa, alla cooperazione, all’imprenditorialità affinché possano collocarsi più agevolmente nel mondo del lavoro?

(Pescepalla e Biancaneve)

venerdì 19 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA n. 8

Orientamento in terza media
Tema dell'ottavo incontro: il lavoro che rende eroi

Il lavoro è come una bella fiaba in cui il protagonista deve superare delle prove per raggiungere il suo scopo. Solo allora diventerà un eroe riconosciuto da tutti. Lo spirito di sacrificio, l'umiltà, il coraggio, l'intelligenza, la pazienza, la perseverenza nel cercare gli aspetti positivi, sono doti che aiutano l'eroe a diventare tale. E l'eroe diventerà immortale quando, una volta superate delle prove e aver raggiunto il suo scopo, non si fermerà a godere i frutti del suo impegno ma continuerà a difendere e a proteggere. Ma quale lavoro rende eroi, agli occhi della società, chi lo pratica?
Tutti i lavori sono diversi ma diventano uguali quando vengono considerati come una cosa scontata. Tutti lavorano:regola di vita.
In questa massificazione si perdono di vista, a vantaggio della routine quotidiana, le doti che ci fanno eroi.
Chi sfugge a questa massificazione e perchè?
Attraverso il cinema e la televisione alcune professioni vengono messe in risalto a svantaggio di altre. Commissari,detective,nuclei speciali sono impegnati nella lotta al crimine.
Peccato che a parlarne siano solo il cinema e la televisione.

(pesce palla e il difensore)

giovedì 18 novembre 2010

IL LAVORO, TEMA SCONTATO, FORSE...

L’autobiografia di chi il lavoro ce l’ha già, storia che difficilmente troverà spazio nei libri scolastici. Costruzione del sapere di vita, esperienza che parte dalla base, dalle testimonianze attivatrici del puzzle che si anima e si dirama nei mille rivoli dell’oralità condivisa.
Sapere di vita che non si accontenta di sapere, sapere di vita che non riflette se stesso allo specchio, sapere di vita che giunge sempre diverso perché diverse sono le menti che lo accolgono e lo plasmano all’infinito…

Il lavoro, tema fuori moda, forse… Il lavoro, tema scontato, forse...

Parola di una qualche vaghezza, parola indeclinabile nel tempo dell’eterno presente, parola sfrangiata e relegata nel limbo del poco interessante, parola – problema….

La forza dell’autobiografia di chi il lavoro ce l’ha già contro lo "spaesamento", contro la realtà “a somma zero”, contro “l’avere sotto gli occhi e non vedere”.

GENITORI A SCUOLA n. 7

Orientamento in terza media
Tema del settimo incontro: l'istruzione passa da verticale a orizzontale

Nella vecchia scuola l'istruzione liceale prevaleva su quella prefessionale e tecnica. I licei preparavano la futura classe dirigente e i professionisti, gli istituti tecnici e professionali consentivano invece l'accesso immediato al mondo del lavoro. Il liceo era una tappa obbligata per coloro che volevano frequentare l'università.
Ora le cose non stanno proprio così perché tutti i rami dell'istruzione secondaria di secondo grado hanno la stessa importanza. Frequentare un istituto tecnico o professionale dovrebbe consentire di conseguire una preparazione adeguata, non inferiore per qualità a quella offerta dal liceo.
A questi tre rami se ne potrebbe aggiungere un quarto: l'istruzione creativa o istruzione ai new media. Il mondo viaggia sempre più verso l'immagine, verso lo spettacolo, verso i social network. Ci sono scuole che preparano davvero a questa nuova visione o ci dobbiamo accontentare di scuole già esistenti che si adeguano al cambiamento?
(il centrocampista e l'attaccante)

martedì 16 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA n.6

Orientamento in terza media
Tema del sesto incontro: crisi occupazionale e invenzione di nuovi lavori

Il termometro del lavoro: 3 assunti su 10 licenziati.
La crisi mondiale è ancora in atto e a pagarne le conseguenze è l’anello più debole della catena: i lavoratori. Per far fronte alla mancanza di commesse, le imprese ricorrono sempre più spesso al taglio del costo del lavoro. Si pensi, infatti, che il 40% della retribuzione lorda in busta paga è soggetto a prelievo fiscale.
Quali prospettive per i giovani?
Trovare sbocchi nelle vecchie occupazioni è quasi impossibile perché il mercato è ormai saturo. E’ quindi necessario indirizzarsi verso più nuovi ed irrinunciabili ambiti che potrebbero garantire il successo occupazionale. Due esempi per tutti: le nanotecnologie e le energie rinnovabili sono settori in cui la ricerca avanza a grandi passi.
L’inventarsi nuovi lavorì è una tendenza che sta diventando regola. Stato e Regioni erogano fondi a sostegno dei giovani imprenditori solo se questi ultimi dimostrano di voler realizzare progetti basati su idee innovative.
(Tenera e Napoli)

lunedì 15 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA n. 5

Orientamento in terza media
Tema del quinto incontro: diventare imprenditori di se stessi e della propria conoscenza

Chi sceglie di lavorare nel settore privato deve rispettare regole scritte e non scritte che spesso gli vengono imposte dal datore di lavoro. Chi si sottrae a questo stato di cose rischia il licenziamento.
Cercare lavoro nel settore privato comporta dei vantaggi come l’accesso diretto ed immediato alle attività produttive. Nessun concorso, nessuna selezione, solo le conoscenze giuste.
Il lavoro nel settore privato è però noioso e ripetitivo e non consente nessun tipo di carriera.
Noi ragazzi dovremmo cominciare a pensare ad inserirci nel settore privato non come operai o impiegati ma come veri e propri imprenditori. Ma per fare questo, bisogna innanzitutto essere imprenditori di se stessi e della propria conoscenza.
(Il difensore e Sirenetta 1)

domenica 14 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA n. 4

Orientamento in terza media
Tema del quarto incontro: competenze formative e competenze produttive

Un nodo centrale nel futuro della formazione è la certificazione di competenze credibili. Esistono tuttavia ancora forti difficoltà nell’individuazione di linee guida, di comuni standard di qualità delle metodologie di insegnamento/apprendimento, di sistemi di valutazione di competenze formali e non formali.
Un altro punto critico è la distanza che intercorre fra il mondo della formazione e quello del lavoro poiché non sempre le competenze acquisite nei sistemi scolastici sono spendibili nei settori produttivi.
In un’economia fortemente basata sulla specializzazione del lavoro sono necessari livelli più alti di competenza per una forza-lavoro altamente qualificata.
A tale proposito è legittimo porsi una domanda: la preparazione di una forza – lavoro di alta qualità comporterà automaticamente l’esclusione dei meno qualificati a causa dei più qualificati? I dati indicano, almeno per il momento, che i lavoratori meno qualificati traggono vantaggio se un maggior numero di persone acquisisce un alto livello di istruzione.
In attesa che ulteriori indagini confermino o smentiscano tale tendenza, il mio alunno Shido riflette sul meccanismo di selezione concorsuale:
1. Trovare lavoro è molto difficile
2. Spesso si è costretti a fare concorsi
3. La selezione è molto severa
4. La competizione è fortissima
5. Bisogna possedere moltissime competenze
6. Non sempre la preparazione scolastica è sufficiente
7. E’ necessario, per acquisire nuove competenze, interrogarsi su quello che si fa, ricercare sempre nuovi significati, riflettere sugli errori commessi

venerdì 12 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA n.3

Orientamento in terza media
Tema del terzo incontro: l'importanza del mentore

All'improvviso, proprio quando meno te l'aspetti, arriva lui, un adulto che accende in te la passione che nemmeno sapevi di avere.
Questo "magister" ti inviterà all'impegno e alla continua riflessione, ti spingerà a credere nelle tue capacità, ti insegnerà a non mollare mai, a credere con tutto te stesso nelle cose che stai facendo e che farai. Con fermezza ti guiderà a superare la superficialità e ti metterà in guardia sul "sapere" fine a se stesso. Con l'esempio del suo "sapere e saper fare", ti inviterà a riflettere sull'importanza dei rapporti umani, sull'empatia che supera la burocrazia.
E,soprattutto, ti ricorderà che la tua riuscita dipenderà dalla passione e dal tempo che investirai per realizzare il tuo sogno.

(pescecane e dj metal)

giovedì 11 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA n. 2

Orientamento in terza media.
Tema del secondo incontro: etica ed estetica del lavoro

Oggi i ragazzi hanno un idea del lavoro completamente diversa da quella che possiedono i genitori. Prendiamo in considerazione il "Grande fratello", chi non vorrebbe parteciparvi? Divertimento assicurato, visibilità televisiva e guadagno certo con o senza vittoria. Niente orari di ufficio, gratificazione immediata, reddito alto...chi non vorrebbe questo per sé? La pubblicità ci fa credere che abbiamo bisogno di molte cose. Un lavoro a mezza strada fra impegno e ricreazione, magari anche ben retribuito, consente di soddisfare i bisogni imposti ai consumatori.

Ma esiste davvero questo magico lavoro? No, perchè solo poche persone arrivano a realizzare il sogno di lavorare poco e guadagnare molto! Se ci guardiamo intorno, ci accorgiamo invece che il lavoro, quello lontano dai riflettori, quello comune, quello che viene svolto dalla maggioranza delle persone, consiste in uno sforzo continuo per raggiungere la vetta più alta. E più scali e più ti accorgi che ci sono vette ancora più alte da raggiungere...
Nel lavoro "reale", quello lontano dai riflettori, c'è bisogno di impegno, di disponibilità ad aggiornarsi in continuazione, di spirito competitivo, di volontà e passione per ciò che si fa.
(Tenera e Bree Tanner)

martedì 9 novembre 2010

GENITORI A SCUOLA

Orientamento in terza media.
I genitori in classe a parlare del lavoro, della dimensione etica ed estetica delle occupazioni, delle difficoltà, delle gratificazioni.
I ragazzi a confrontarsi su occupazioni divertenti e su occupazioni noiose, su come riuscire a diventare velina o calciatore, su come impegnarsi al minimo per ottenere il massimo.
Genitori e ragazzi a interrogarsi sulla necessità del lavoro, sul “lavoro fisso”, sul “lavoro precario”, sulla necessità di acquisire competenze sempre nuove, sugli effetti della globalizzazione sul mercato del lavoro…

Tema del primo incontro: l’attività di ricerca in campo scientifico

Di seguito, una delle tante e bellissime riflessioni seguite all’incontro.

La ricerca ci spinge ad andare sempre oltre…perché le domande a cui non sappiamo rispondere sono innumerevoli. E quando ci accorgiamo che ciò che sappiamo non è quanto potremmo sapere, in noi nascono curiosità ed interesse…perché il sapere affascina sempre…
La ricerca vivifica il pensiero e lo rende capace di grandi scoperte.
Ricercare è appagante, ricercare è avere mille orizzonti che si aprono, ricercare è guardarsi intorno e circondare con lo sguardo il mondo intero.
(Clarissa Frey)

giovedì 4 novembre 2010

Tempo di opinioni, di libertà e di snobismo equino

Come persone appartenenti ad un’unica razza, quella umana, abbiamo elaborato una serie di definizioni dell’idea di libertà e del diritto di opinione.
Cos’è l’opinione? Sempre più spesso l’opinione viene identificata con il “sentire”, e sempre più spesso questo sentire viene definito qualcosa che può nascere dalla pancia, dallo stomaco o, più in generale, dalle emozioni.
“Mi piace perché mi emoziona” è un assunto che i nostri media (stra-old, old, new o stra-new) si sono affrettati diligentemente ad omologare.
Ma un’umanità o un popolo che sente non è necessariamente un popolo che pensa.
L’opinione è, o dovrebbe essere (lasciamo perdere le definizioni da dizionario per favore)  pensiero critico: ossia pensiero frutto di un intelletto che studia, analizza, confronta ed elabora, finalmente, una propria opinione.
Spesso assistiamo invece al verificare della credibilità di un’opinione in base alla crescita di consenso in suo favore.
La maggioranza sente-crede in un certo modo, dunque quel sentire-credere è accreditabile e condivisibile.
Io penso, invece, che questa sia una china pericolosa.
Penso che sia una forma di deriva apparentemente democratica, non necessariamente di democrazia.
Il furor di popolo non è giustizia né democrazia. 
La democrazia è crescita e non sentire di pancia-stomaco, la democrazia non è omologazione.
Conciliare tutto questo con diritto di ciascuno di esprimere libere opinioni è possibile: ma passa attraverso una faticosa e libera costruzione di una personale cultura critica alla quale la scuola dovrebbe educare, e non di rado lo fa.
Attenzione: criticare la scuola per fare di tutti gli insegnanti un fascio di retrivi fannulloni retrogradi impigriti dalla routine è soltanto snobismo equino.
Chiudo con questa definizione nata da una vivace-divertente e appassionante chiacchierata con una amica. Lo SNOBISMO EQUINO è, secondo noi, l’apparenza sussiegosa di chi frequenta bene (o benino) ma è equus e non eques ossia è cavalcato ma non cavalca né saprebbe farlo.
Lo snobismo equino si ammanta di evoluzioni, impennate, a volte si piega a percorsi di addestramento, a buffe circonlocuzioni da circo, ma non corre da solo: si slancia verso cariche, spesso discutibili a volte disastrose, perché sospinto da frustini e pungoli che possono essere di vario genere. 
Tra questi il genere Ambizione, Vanità, Esibizionismo, Narcisismo. 
Non a caso ci si interroga, in sedi delegate, sulla reale portata dell’intelligenza equina.
Cui prodest, dunque,  esercitare lo snobismo equino? A volte a nessuno e a nulla, perché è sterile; altre volte giova a chi usa galoppini galoppanti per i propri scopi.

Facciamo, invece, rinascere, ogni volta che sia possibile, un tempo di opinioni e di libertà vere, faticosamente raggiunte senza frustare né essere frustati da nulla e nessuno.

venerdì 29 ottobre 2010

I CUORI INVISIBILI

Io scrivo per potermi sfogare, scrivo perché non è facile trovare una persona che capisca il lato oscuro della vita, scrivo per me stessa perchè almeno con qualcuno parlo... scrivo per l'altra me stessa che sente come me e soffre come me.
In questo mondo dove tutti pensano solo a come divertirsi e non a come ci si sente dentro, la solitudine ti avvolge. In questo mondo in cui prevalgono il tatto e la vista gli individui sono tutti sordi perché il loro cuore è incapace di provare i sentimenti e le emozioni. Questo è un mondo che non vuole soffrire, ma è solo soffrendo che si cresce e ci si può proiettare nel futuro.
I ragazzi sono invisibili al cuore degli adulti che pensano solo a correre ... e un cuore che corre è un cuore che non sente...
... e allora ecco gli amici... persone fantastiche che ti fanno divertire... ma allora perche continui a sentirti vuota? Perchè divertirti non ti rende felice? Perche continui a sentire la solitudine? Forse anche i cuori degli amici corrono... e sono sordi....
Così accade che sei ancora più sola di prima perchè c'è una parte di te che cerca di vedere la luce senza riuscirci...
Sei sola, senza nessuno che ti possa capire davvero e ti possa accompagnare nei riti di passaggio che segnano il distacco dall'infanzia.
Così non ti senti parte del mondo perchè non hai ancora condiviso nulla di te con il mondo stesso...
Un mondo con cui hai condiviso le abitudini ma non ciò che senti.
(Biancaneve)

lunedì 25 ottobre 2010

IL DIVERSO FA "PAURA"

Il mondo segue una sola via, quella dell'omologazione, quella del “siamo tutti uguali”.
Sempre meno si considera che esiste un mondo parallelo caratterizzato dalla linea spezzata della diversità che noi uguali rendiamo invisibile!
Essere diversi equivale ad essere brutti e fuori moda! Se si è diversi, si cerca in tutti i modi di seguire la massa, pur di stare tranquilli!
Perchè accade questo? Sarà forse perchè la massa risulta più unita ? Oppure è solo questione di maggioranza? .. Oppure è questione che i diversi fanno paura?
Non sarà che questo accade perchè crediamo che il diverso non meriti di essere ascoltato? Non sarà che questo accade perchè c'è spazio solo per chi può entrare a far parte della massa? E chi decide chi può entrare a far parte della massa e chi ne deve rimanere fuori?
Non sarà forse che sono degni di far parte della massa solo quelli che riconosciamo come uguali a noi stessi? Non sarà forse che il diverso “fa paura” perchè “non lo conosciamo” e non ci interessa conoscerlo? Non sarà perchè il diverso ci dà fastidio? Non sarà che la cultura dominante è caratterizzata da forti pregiudizi nei confronti dei non omologati?

(Le due sirenette)

lunedì 18 ottobre 2010

GRANELLI vs AUTOMATICI MECCANISMI (di Mariaserena Peterlin)

All’inizio del secolo scorso per rendere più veloce ed efficiente possibile il lavoro degli operai nelle officine meccaniche fu messa a punto la catena di montaggio. Il genio di Charlie Chaplin interpretò questo fenomeno nel film Tempi Moderni nel quale anche il pasto dell'operaio era automatizzato.


Penso spesso a quel film riflettendo sul ciclo delle giornate a cui oggi si adattano quasi sempre i giovani genitori e i loro figli fin dalla tenerissima età. Un meccanismo compulsivo: sveglia –colazione - corsa a scuola (dal nido in poi) - pranzo in qualche modo – pomeriggi organizzati – palestre e sport per ogni età – cure del corpo (da quelle mediche a quelle estetiche) – supermarket – recupero figli – cena – crollo tv. E l’indomani si ricomincia. So di non scoprire nulla di nuovo. Ci si adatta.
In questo ciclo la scuola (ma anche la famiglia) dovrebbe funzionare  allo stesso modo di un impianto robotico, del supermaket, della palestra o dell’apparecchio dei denti e quindi non dare ma, semmai, risolvere  problemi.
Mi chiedo se la parola “funzionare” sia la più adatta (metafore a parte) quando si parla della vita.
Il valore del lavoro  (ma anche della famiglia, dell’essere umano e così via) consiste solo nel funzionare o nel far funzionare? Tranquilli. Non immagino un mondo che si ferma bloccando il meccanismo, ma penso che la consapevolezza dell’esistenza del meccanismo sia indispensabile.
In un collegio docenti, mi permetto un ricordo personale, fummo solo in quattro su oltre centotrenta a votare contro un meccanismo automatico: 3 debiti = bocciatura.
Quattro granelli in un pugno di sabbia. Ma granelli con la coscienza serena.

mercoledì 13 ottobre 2010

Potremo re-impare a giocare?



Tutti abbiamo bisogno di maestri o insegnanti  visto che tutti siamo, o siamo stati obbligati  ad andare a scuola?
Durante la nostra esperienza di studenti riceviamo prescrizioni e imposizioni che riguardano e regolano la nostra vita, dal comportamento (che la scuola valuta come disciplina) fino al condizionamento dello stile di vita.
Quali sono i vantaggi per noi? A chi saremo utili dopo esserci uniformati al sistema scolastico?
Per andare a scuola ed inserirci nel suo sistema noi smettiamo di giocare, di fare le cose che ci piacciono e di inventare.
E quando non saremo più utili al sistema potremo almeno re-imparare a giocare?
A quanto pare è difficile e forse non ci riusciremo più.
Allora la prima domanda, e la più importante a mio parere, è questa: impariamo ad imparare o impariamo ad eseguire e a conformarci a modelli?
E l’altra domanda è: i maestri o gli insegnanti si pongono questo problema o più spesso valutano i pezzi della produzione scartando quelli non conformi al modello utile?
Insomma: può darsi che abbiamo davvero bisogno di avere maestri, ma anche e soprattutto di incontrarne di buoni.

mercoledì 6 ottobre 2010

C'E' FUTURO PER ME?

Il futuro. Mi sembra così ... incerto. Non riesco ad immaginarmi da qui a dieci anni. Non sono sicura delle mie scelte. Non riesco a programmarlo. E' come un'immagine sfocata. Un paesaggio coperto da nebbia impalpabile. In un certo senso mi fa paura. Mi fa paura l'ignoto. Sono così indecisa sulla mia vita. Certo, ho una vaga idea su cosa preferirei fare.
Sono concentrata sul presente. E vorrei rimanere qui ferma, ancorata a tutto ciò che ho in questo momento. Ora mi sento felice e ... non so cosa potrò aspettarmi dal futuro. Mi piace vivere la vita giorno per giorno, così mi sembra più ricca di sorprese.
Programmare la mia vita mi risulta difficile. Non so bene quello che voglio. A volte vorrei che le mie scelte le faccesse un altro. Ma poi mi rendo conto che scrivere il proprio destino è stupendo.
Ora però, non sento ancora di avere la penna giusta per farlo.
(Clarissa Frey)

domenica 3 ottobre 2010

STARE IN CLASSE

Ti sembra che il mondo stia per finire, stare in classe è come non starci, la testa vaga, in poche parole ci sei solo con il corpo.
Guardare fuori dalla finestra e pensare a come sarebbe bello volare oltre muri e confini. Senza ostacoli, senza che qualcosa te lo impedisca, ma....non sarà mai così. Ci sarà sempre qualcuno che ti impedirà di fare e pensare quello che vuoi.
Non bisogna farsi fermare e farsi imporre dei limiti da persone o cose che non ci conoscono.
Bisogna lottare, bisogna credere nei propri obiettivi, perché è bello credere in qualcosa che ti piace.
Di più è bello sognare perché ogni sogno ti distingue dalle altre persone. Ogni sogno ti porta più in là da dove stai ora.
Di più perché oltre l'infinito viviamo solo e soltanto noi....
(Emmeci)

venerdì 1 ottobre 2010

PAURA E FELICITA'

Tutti i giorni a scuola mi capitano momenti di paura e momenti di felicità, anche se in fondo sono più quelli di felicità. I momenti di paura mi capitano quando la professoressa mi interoga, mi sgrida o mi assegna compiti difficili. Invece i momenti di felicità sono quando ci fa studiare giocando,  quando impariamo cose nuove e quando suona la campanella. Quello per me e il momento piu' bello di tutta la giornata. (piccolo_biondino).

Mi sentivo in imbarazzo soprattutto quando sbagliavo e la mia ex maestra mi guardavo con i suoi occhi pietrificanti insieme a tutti i miei compagni attorno a me. (gianlu99)


Provo paura quando la professoressa mi chiama alla cattedra e quando dobbiamo fare qualche verifica. Ieri è successa una cosa strana:  io e una mia compagna siamo andati alla lavagna e non ho provato paura, anzi ero tranquilla. (ELITHEBEST99)


La scuola è un luogo in cui mi diverto, ma dove provo anche molte paure. Mi rallegro quando la professoressa ci fa giocare e dilettare in diversi modi. In questi momenti provo una sensazione di felicità e di gioia. La paura invece, nasce in me quando vengo interrogata: divento nervosa e mi sudano le mani. (ROSYPRINCESS 99)

La scuola è un luogo in cui certe volte mi diverto e in altre no. Per esempio, quando il bidello apre il cancello io non voglio entrare perchè iniziano le lezioni… ma dentro di me dico che ce la posso fare  e così entro . (Megolina)

Quando le professoresse spiegano un concetto importante io capisco al volo ma appena mi interrogano non so più niente, è come se la mia mente si liberasse rimanendo vuota.
In certe ore ci divertiamo e studiamo seriamente. Sono alla scuola secondaria e mi  DIVERTO !!! (LeLi BhO)

A scuola,mi diverto molto giocando, scherzando, a volte anche studiando… ma ho anche delle paure, come quella di sbagliare alle interrogazioni. Quando si va alla cattedra per le interrogazioni, ci si sente come pietrificati, ed è come se ci si scordasse ciò che si è studiato e poi ci si sente molto in imbarazzo, soprattutto se l'insegnante si arrabbia molto. Però dopo che ci si abitua e non si ha più tanta paura. (giangi 2)

mercoledì 29 settembre 2010

FATTI VALERE, BAMBINO DI LEGNO PREGIATO!

NON SI IMPARA CON LA PAURA

Quando si entra in mare, in un acqua profonda piena di pesci che ti girano intorno, hai sempre paura che un pesce  più grande, come una grossa medusa, possa attaccarti alle gambe, sei  traumatizzato solo al pensiero di poterla vedere, ti passa la stessa voglia di entrare nel mare! Invece  di aver  piacere di pensare che imparerai a nuotare, starai sempre a pensare che quella medusa a poco a poco si avvicinerà per darti una scossa e farti impaurire!
Sarai sempre più timido e sempre più pauroso nel mettere il primo piede nell’acqua! 
(Due Sirenette che hanno già imparato a nuotare)

domenica 26 settembre 2010

La scuola che vorrei

La scuola che vorrei è quella che davvero ti porta a crescere, una scuola dove i professori sono tuoi amici non solo in classe ma anche fuori, amici con cui ti puoi confidare senza che ti vengano a rinfacciare in classe quello che pensi... La scuola che vorrei è un qualcosa in cui star sempre bene, in cui vivere la tua vita, senza neanche il bisogno di uscire, andare fuori, per fare quello che in classe non ti viene permesso di fare.

La scuola dovrebbe essere una grande città con il tempo per tutto, il tempo per giocare, il tempo per divertirsi, il tempo per mangiare, per stare con gli amici, per studiare, per perdere tempo, per esprimere i propri pensieri.
Vorrei una scuola in cui correre e giocare, in cui i professori dicono quello che pensano non in un consiglio di classe o in un'aula ma parlando con te e guardandoti negli occhi.

Secondo me la scuola non dovrebbe essere obbligatoria per tutti ma dovrebbe essere frequentata solo da chi ha voglia di farlo per crescere in modo sano.
(A.C.)

La III E dice che...

La testa pensante è un motore di ricerca
La testa pensante è una testa generosa
La testa pensante sa quello che fa
La testa pensante riflette prima di parlare
La testa pensante progetta il suo futuro
La testa pensante corregge i suoi errori
La testa pensante conosce l'angolo giro

La sfida

La nostra attuale Università forma in tutto il mondo una proporzione troppo grande di specialisti di discipline predeterminate, dunque artificialmente circoscritte, mentre una gran parte delle attività sociali, come lo stesso sviluppo della scienza, richiede uomini capaci di un angolo visuale molto più largo e nello stesso tempo di una messa a fuoco in profondità dei problemi, e richiede nuovi progressi che superino i confini storici delle discipline.

LICHNEROWICZ (in Edgard Morin, La testa ben fatta)