lunedì 18 ottobre 2010

GRANELLI vs AUTOMATICI MECCANISMI (di Mariaserena Peterlin)

All’inizio del secolo scorso per rendere più veloce ed efficiente possibile il lavoro degli operai nelle officine meccaniche fu messa a punto la catena di montaggio. Il genio di Charlie Chaplin interpretò questo fenomeno nel film Tempi Moderni nel quale anche il pasto dell'operaio era automatizzato.


Penso spesso a quel film riflettendo sul ciclo delle giornate a cui oggi si adattano quasi sempre i giovani genitori e i loro figli fin dalla tenerissima età. Un meccanismo compulsivo: sveglia –colazione - corsa a scuola (dal nido in poi) - pranzo in qualche modo – pomeriggi organizzati – palestre e sport per ogni età – cure del corpo (da quelle mediche a quelle estetiche) – supermarket – recupero figli – cena – crollo tv. E l’indomani si ricomincia. So di non scoprire nulla di nuovo. Ci si adatta.
In questo ciclo la scuola (ma anche la famiglia) dovrebbe funzionare  allo stesso modo di un impianto robotico, del supermaket, della palestra o dell’apparecchio dei denti e quindi non dare ma, semmai, risolvere  problemi.
Mi chiedo se la parola “funzionare” sia la più adatta (metafore a parte) quando si parla della vita.
Il valore del lavoro  (ma anche della famiglia, dell’essere umano e così via) consiste solo nel funzionare o nel far funzionare? Tranquilli. Non immagino un mondo che si ferma bloccando il meccanismo, ma penso che la consapevolezza dell’esistenza del meccanismo sia indispensabile.
In un collegio docenti, mi permetto un ricordo personale, fummo solo in quattro su oltre centotrenta a votare contro un meccanismo automatico: 3 debiti = bocciatura.
Quattro granelli in un pugno di sabbia. Ma granelli con la coscienza serena.

3 commenti:

  1. verissimo. tutto è meccanizzato. perchè le macchine si possono subire o dominare. e la prima soluzione è per ora quella prevalente. perchè? perchè in pochi hanno la consapevolezza di cui parli. è la consapevolezza la chiave per avere qualche speranza di non essere schiacciati dall'ingranaggio. almeno la speranza...

    per i collegi fai l'esempio perfetto. quei meccanismi automatici non tengono conto di nulla, se non di numeri e quantità indiscriminate. si semplifica il complesso per far funzionare meglio la catena di montaggio.
    dobbiamo aver fiducia nei granelli... fino a quando non faranno inceppare l'ingranaggio.

    RispondiElimina
  2. E' lo stile di vita che, attualmente, sembra tendere alla meccanizzazione inconsapevole e, nello stesso tempo, ha creato una invisibile (ma non tanto) medaglia dell'omologazione grazie alla quale il granello invece di inceppare si adegua e si sente gratificato e inserito.
    La realtà è che un pensiero autonomo, se non lo si pratica fin da giovani, sgomenta.
    Fare "quello che fanno gli altri" rassicura e da, in omaggio, la necessaria dose quotidiana di quieto vivere.

    RispondiElimina
  3. Numeri, ingranaggi, uomini-robot. Quanto è calzante la tua descrizione, Serena, è tanto calzante quanto inquietante. E l'inconsapevolezza è il motore di questa macchina che spesso è diventata la nostra vita. La scuola, che di questa vita è specchio e generatore, crea quindi automi, non persone, massifica invece di educare. Crea moltitudini di uomini tutti inquadrati, omogenei, grigi...
    Davvero dovremmo riuscire ad essere quei granelli di sabbia, quelli che si staccano dal pugno di sabbia e si infilano negli occhi con fastidiosa decisione. Gli unici che verranno notati in una spiaggia intera, gli unici che saranno ascoltati...

    RispondiElimina