giovedì 29 settembre 2011

I BRUTTI ANATROCCOLI


Purtroppo nel mondo c’erano, ci sono e ci saranno sempre i brutti anatroccoli! A chi mi riferisco? A quelle persone escluse da ogni gruppo, da ogni minimo insieme, che non vengono mai accettate da nessun cigno. A volte, anzi direi spesso e volentieri, i motivi sono molto infantili e riguardano l’intelligenza, l’altezza, la bellezza…
Ci sono degli individui che nella vita svolgono dei ruoli come essere figli o andare a scuola. Questi individui però non sono mai la vita per qualcuno, persone con cui stare bene. A volte anche io avrò escluso delle persone, o sarò stata a mia volta esclusa, ma questo non è accaduto frequentemente. Io infatti l’esclusione la considero un’azione crudele ed offensiva.
Sì, tutti siamo diversi per quanto riguarda il carattere, gli occhi e i capelli, la bocca, ma tutti abbiamo comunque un cuore, chi lo sfrutta e chi no, due piedi, due braccia, due occhi, un corpo.
Le persone che vengono escluse, si considerano simili a fantasmi che, pur essendoci, vengono ignorati perché invisibili.
Tutti crediamo, inoltre, che chi dobbiamo accogliere deve essere perfetto, soprattutto all’esterno. Ci interessa che chi incontriamo sia bello fisicamente. Di come è dentro ci interessa poco, tanto ciò che conta è l’aspetto esteriore!
La domanda che ognuno di noi si deve porre è la seguente: MA IO SONO COSI’ PERFETTO COME VOGLIO CHE LO SIANO GLI ALTRI? Qualche volta si farebbe bene a ragionare, pensare prima di agire!!!!
Rosyprincess99

martedì 27 settembre 2011

I PRIMI GIORNI DI SCUOLA


I primi giorni di scuola sono come un passaggio dall’allegria al dolore, dal bianco al nero, insomma un cambiamento radicale. Spesso ho paragonato la scuola all’Inferno di Dante per dare l’idea delle classi presenti nella scuola. Non parlo di classi intese come Prima A o Prima B, ma parlo di vere e proprie classi sociali come quelle degli intelligenti/secchioni e dei prepotenti/bulli.
In pratica, si rientra in un ambiente che, seppur scioccante all’inizio, alla fine riesce ad accogliere.
La scuola può essere bella per alcuni, terribile per altri.
Per me è molto difficile stare a scuola per il fatto che a volte mi sento molto emarginato.
Ci sentiamo dire che dobbiamo andare a scuola per forza, spesso cerchiamo scappatoie ma, nonostante questo, non riusciamo a smettere di frequentarla perché non riusciamo a frenare la voglia di imparare, di diventare superiori ai nostri modelli (genitori, fratelli…).
I primi giorni di scuola possono essere tristi, felici, difficili, facili. Sono cose che non si possono raccontare a parole. L’unico modo per comprendere certe cose è viverle. Per questo è importante andare a scuola, per non perdere nemmeno un minuto della nostra vita.
ONE PIECE 99

lunedì 12 settembre 2011

Imparare, dai nostri ragazzi




Ho imparato da te molte cose ragazza...

E mentre ti scrivo vedo il tuo viso perplesso e i tuoi occhi curiosi, vedo i tuoi capelli che scendono sulla fronte mentre ti chini sul diario dove scrivi e disegni mentre io parlo con tutti e ciascuno; vedo le tue spalle nascondersi dietro al compagno del banco davanti, vedo il tuo banco sparso di quaderni e le mani veloci che nascondono uno specchio nell’astuccio.
Ho imparato molte cose da te che della vita avresti dovuto saperne meno di me. Ma non era sempre così.
Per questo ti penso spesso e se mi capita sono felice di rincontrarti, anche in un sms o in un social network dove metti le tue foto di adesso, quelle delle tue esperienze e del tuo lavoro, quelle dei tuoi attimi di riflessione o quelle di cose e persone, quelle delle tue facce buffe e serie e, qualche volta, quelle dei  tuoi amori o dei tuoi bambini.
Vedo che per te le cose che sapevi (e io di te non sapevo) germogliavano e si facevano strada, capisco che le tue spalle chine sul compito, il tuo ripassare frettoloso, le occhiate dei vicini di banco, le incomprensioni con le amiche, le grossolanità di qualche compagno, gli sguardi troppo indugiati di qualche adulto (che ho odiato difendendotene) vedo che tutto questo non ti ha cambiata, ma ti ha fatta crescere.
Ti vedo, come fosse oggi, nel tuo banco, ansiosa per una interrogazione di matematica; ti vedo felice programmare la gita, ti vedo addentare la pizza a quindici anni e raccogliere le gocce di yougurt a diciotto, ti vedo sempre più bella e curata; ti vedo crescere e imparare a capire; ti vedo rinunciare a ciò che è anche troppo facile credere ed accettare per uscire dalla schema.
Vedo soprattutto i tuoi occhi illuminarsi: “Ho capito! ecco perché … ecco cosa intendeva prof ”.
E sento il tuo abbraccio un po’ timido: “grazie!”
Quanto ho imparato da te ragazza mia, quante cose che la mia vita non aveva nemmeno sfiorato: quante verità che noi corazzati e pieni di noi stessi vogliamo ignorare per affermare delle irrinunciabili ma presunte verità.
Per me tu sei sempre quella ragazza che mi ha guardato negli occhi: prima curiosa, a volte contrariata, diffidente; poi più attenta e ironica, poi finalmente fiduciosa. Tu sei stata quella che trovava la parola giusta per il compagno intrattabile e violento o che frenava quello aggressivo, ma che non sopportava le ingiustizie. E lo sapevi spiegare anche a me.
Sei quella che ha gettato un ponte verso il suo futuro portandosi nel cuore tutto, tutto.
Grazie piccola amica. Quanto ho imparato da te. Grazie.

Ho imparato tanto anche da te, ragazzo.

Ci siamo incontrati nella tua adolescenza che volgeva all’età adulta: né bambino né uomo e nemmeno adolescente.
Un miscuglio disordinato e caotico alla ricerca di sé.
Un magma impetuoso e trattenuto, che solo a tratti trovava la sua strada.
Ho visto come si diventa grandi osservando quello che ai più sembra solo insofferenza, irritabilità e incoerenza.
Forse tu sapevi più quello che non volevi di quello che volevi.
Ma non eri disposto a trattare su nulla.
Ho amato l’ostinato difendersi della tua libertà ed ho temuto la tua imprudente voglia di provare tutto. Ho capito che non avresti mai potuto rinunciare alle tue sfide, e ho visto che disprezzavi quelli che si piegavano per interesse.
Ho imparato che per te la prepotenza degli adulti incitava al confronto e il sussiego di chi insegna era una manifestazione del ridicolo; ho capito che avevi ragione a giudicare “un buffone” chi ammannisce ai ragazzi una vecchia cultura svuotata.
Ho imparato che non ti lasci ingannare, e che il tuo istinto ti guida dove l’esperienza ti manca.
Ho imparato che quell’istinto ti fa afferrare per la gola la menzogna, ma si sa intenerire di fronte alla sincerità dell'affetto.
Ragazzo mio ti vedo; come se fossi adesso qui nel tuo banco dove non sapevi stare da solo e che trascinavi rumorosamente per accostarti agli altri.
Ti vedo mentre insegui quello che c’è fuori: attratto i rumori e le luci che entrano dalle finestre. Per te la scuola non era mai tutto, per te la tensione era sempre verso l’oltre, il fuori; verso quello che c’è oltre le mura e le porte chiuse.
Ti vedo e capisco che avevi ragione tu: cercare e tendere all’oltre.
Oltre, sì oltre, ci sono le passioni e i desideri forti, quelli che inseguivi e che spero continuerai ad inseguire sempre.
Questo, e molto altro, ho imparato da te, ragazzo fino a ieri disordinato, caotico e prepotente, e poi all’improvviso perso e di nuovo ritrovato. Uomo.
Grazie ragazzi.

Buon anno scolastico.


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