giovedì 27 gennaio 2011

Pinocchio & il Gatto, la Volpe e il Merlo Bianco

Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe


Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt’e due gli occhi, che se ne andavano là là, aiutandosi fra di loro, da buoni compagni di sventura.

(Apparentemente, dunque, due poveri infelici.)
Il Gatto e Volpe dicono a Pinocchio di aver visto Geppetto.

– Era in maniche di camicia e tremava dal freddo.
– Povero babbo! Ma, se Dio vuole, da oggi in poi non
tremerà più!...

Pinocchio esibisce,  infatti, le monete d’oro ricevute da Mangiafoco e i due gli chiedono cosa ne farà.

– Prima di tutto, – rispose il burattino, – voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova, tutta d’oro e d’argento e coi bottoni di brillanti: e poi voglio comprare un Abbecedario per me.
– Per te?
– Davvero: perché voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono.
– Guarda me! – disse la Volpe. – Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba.
– Guarda me! – disse il Gatto. – Per la passione sciocca
di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi.

Fermiamoci su questo dialogo.
Noi sappiamo che il Gatto e la Volpe (che, peraltro, Collodi scrive con la maiuscola come si scrivono i nomi propri e non quelli comuni…) vogliono rubare, ma Pinocchio non ha ancora abbastanza esperienza.
In compenso in  quel mentre un Merlo bianco (sempre in maiuscolo) interviene:

… un Merlo bianco, che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada, fece il solito verso e disse:
– Pinocchio, non dar retta ai consigli dei cattivi compagni: se no, te ne pentirai!

Il Gatto sventa immediatamente la minaccia e, riaperti gli occhi, cattura il Merlo e se lo mangia.

– Povero Merlo! – disse Pinocchio al Gatto, – perché l’hai trattato così male?
– Ho fatto per dargli  una lezione.  Così  un’altra volta imparerà a non metter bocca nei discorsi degli altri.

Già, la “lezione”! I ragazzi, e non solo loro, ma tutti quelli che non sono in posizione da poter comandare, sono destinati a sentirsi dare lezione; forse per questo prima poter distinguere le lezioni buone dalle cattive fanno i loro errori di valutazione.
Pinocchio, nonostante il suo corpo di legno ha, come abbiamo visto, numerose qualità: buone  gambe per correre, un naso curioso che lo spinge a volere sapere e capire, una testa ancora sventata, ma che ragiona, ed anche e soprattutto un cuore d’oro.
Si impietosisce per la sorte del Merlo bianco, ma è in ansia per il suo babbo e per ora l’ansia di far di mostrare la sua gratitudine al padre prevale sulla ragione.
Il trappolone del Gatto, infatti, funziona e Pinocchio, per ora, accetta quell’aulica spiegazione:
Ho fatto per dargli  una lezione.
Mi chiedo quante volte la crudeltà interessata viene spacciata per una necessaria buona lezione.

Ma questo Gatto-bullo è solo un piccolo delinquente? Vedremo... vedremo..
Nel frattempo possiamo costatare che lui e la Volpe non sono, come s’era illuso il povero Merlo, solo dei “catttivi compagni” ma, e Collodi ce lo fa ben capire, dei pessimi maestri pronti a far sussiegose lezioni a proprio esclusivo vantaggio.
Pinocchio non sa ancora distinguere tra buoni e cattivi maestri, quindi tenta di resistere alla lusinga del Gatto e della Volpe che gli promettono di arricchire facilmente moltiplicando le sue monete d’oro ed afferma con sicurezza :


Pur troppo io sono stato un figliolo cattivo, e il Grillo-parlante aveva ragione quando diceva:
«I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo». E io l’ho provato a mie spese,  Perché mi  sono capitate dimolte disgrazie”.

Poi accetta, tuttavia, di seguirli perché in questo  momento non sta disobbedendo al padre (cosa che non vuol fare più) ma solo rimandando di un giorno il suo ritorno a casa per investire proficuamente i suoi zecchini d’oro.
Prima di mutare la sua ingenua natura e imparare a diffidare di chi promette facili speculazioni finanziare dovrà ancora molto apprendere e soprattutto sperimentare.

Rimane da comprendere perché Collodi abbia immaginato che quello giustiziato dal Gatto fosse un Merlo bianco; sappiamo tutti che in natura i merli sono quasi sempre neri e quelli bianchi sono un’eccezione. E allora? Una curiosità pura e semplice? Una rara anima candida? Una vittima predestinata? Un ingenuo che non sa opporre alla violenza astuta una strategia adeguata?
In questa fase delle avventure di Pinocchio il gioco è in mano ai pessimi e non ai santi e certamente il manto bianco del merlo appare un po’ enigmatico.

Non rinunciamo tuttavia a sorridere con il pezzo di Edoardo Bennato, del 1977 ma attualissimo... QUI anche il testo.

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