domenica 26 settembre 2010

La scuola che vorrei

La scuola che vorrei è quella che davvero ti porta a crescere, una scuola dove i professori sono tuoi amici non solo in classe ma anche fuori, amici con cui ti puoi confidare senza che ti vengano a rinfacciare in classe quello che pensi... La scuola che vorrei è un qualcosa in cui star sempre bene, in cui vivere la tua vita, senza neanche il bisogno di uscire, andare fuori, per fare quello che in classe non ti viene permesso di fare.

La scuola dovrebbe essere una grande città con il tempo per tutto, il tempo per giocare, il tempo per divertirsi, il tempo per mangiare, per stare con gli amici, per studiare, per perdere tempo, per esprimere i propri pensieri.
Vorrei una scuola in cui correre e giocare, in cui i professori dicono quello che pensano non in un consiglio di classe o in un'aula ma parlando con te e guardandoti negli occhi.

Secondo me la scuola non dovrebbe essere obbligatoria per tutti ma dovrebbe essere frequentata solo da chi ha voglia di farlo per crescere in modo sano.
(A.C.)

5 commenti:

  1. Caro Pinocchio, io racconto solo storie vere, e la prima è questa.
    Tanti anni fa c'era una maestra che si vantava di saper fissare negli occhi un bambino fino a fargli abbassare lo sguardo. Sapeva che in questo modo lo avrebbe sottomesso per sempre.
    Questa signora si chiamava maestra Poli.
    Dimmi, ti prego, che non non esiste più nessuna maestra Poli.
    Altrimenti i casi sono due.
    O bendiamo strette strette questo tipo di Meduse del terzo millennio, o andiamo via dalla sua aula e ci sediamo tutti giù per terra, dove il suo sguardo non potrà arrivare, e ci raccontiamo le nostre cose in santa pace.
    Ciao Pinocchio!
    Mariaserena

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  2. @Mariaserena
    Se i ragazzi non hanno smesso di desiderare vuol dire che sono ben attrezzati...
    Se i ragazzi sentono ancora fortemente l'esigenza di spazi vitali vuol dire che siamo ancora in tempo...
    Se i ragazzi riescono ancora a raccontarci i loro sogni vuol dire che riescono a immaginare il futuro...
    Se i ragazzi si raccontano vuol dire che sentono di poterlo fare...
    Se i ragazzi indugiano sulla dimensione ludica della vita vuol dire che stanno crescendo...
    Se i ragazzi ci chiedono di guardarci negli occhi per poter toccare la nostra anima vuol dire che nulla è perduto...

    Io non so cosa risponderanno a proposito della Medusa ma so di certo che a loro piace comunicare anche stando tutti giù per terra.

    La vita è bella perché è varia... ed è ancora più bella se ogni tanto, da adulti o genitori, facciamo riaffiorare il bambino che è in noi...

    Anche la Medusa sarà stata bambina, o no?
    A presto, Mariaserena!

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  3. @ Mariaserena
    Anche Medusa ha sbagliato. A lei lo sbaglio è costato caro. Profanando il tempio di Atena, ha guadagnato capelli viscidamente serpentini e occhi pietrificanti.
    E queste Meduse del terzo millennio non vogliono forse solo approfittare del loro potere?
    Noi alunni, nascondendoci da loro, cosa risolveremmo? Dobbiamo essere forti e mostrare alla paura fatta a persona che noi valiamo e che essere trasformati in pietra non è esattamente nei nostri programmi!
    L'unico modo di farlo è sguainare la spada e affrontare Medusa con grinta e sicurezza come fece Perseo.
    (Clarissa Frey)

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  4. @ Clarissa hai ragione; non bisogna ripetere l'errore di Medusa e bendarla non è la soluzione più efficace; è migliore la strategia di Perseo.
    A volte, tuttavia, nessuno insegna a maneggiare la spada, e può accadere che da adulti che hanno paura discendano giovani generazioni altrettanto paurose.
    Possiamo dunque dire che abbiamo individuato un buon obbiettivo per la Testa Pensante? Insegnare ed imparare l'arte del Samurai e dello Yedi (oltre, naturalmente, quella dell'amico Perseo).
    Ciao Clarissa!

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  5. Se bendiamo la testa della Medusa l'avremo sconfitta solo temporaneamente. Se gliela taglieremo,diventeremo più forti e coraggiosi. Purtroppo però, non esiste una sola Medusa ... ci vorranno molta calma e pazienza per imparare l'arte del Samurai e dello Yedi.
    (Clarissa Frey)

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