Quanta folla! Che attrazione! IL GRAN TEATRO DEI BURATTINI... VADO ANCH'IO!! |
Cap. IX (parte seconda) Pinocchio alle prese con le leggi del mercato
Pinocchio era uscito dunque di casa per andare a scuola, ma poi decide di seguire l’affascinante “musica di pifferi e di colpi di grancassa: pì-pì-pì, pì-pì-pì zum, zum, zum, zum” ed inizia così, di corsa come al solito le sue avventure.
… si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente, la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori.
Pinocchio non sa ancora leggere e deve farsi spiegare cosa c’è scritto sul cartello che sovrasta il baraccone; incassa l’epiteto “bravo bue!” appioppatogli da un ragazzo a cui, confessando la sua ignoranza, chiede cosa ci sia scritto.
Sappi dunque che in quel cartello a lettere rosse come il fuoco c’è scritto: GRAN TEATRO DEI BURATTINI.
– È molto che è incominciata la commedia?
– Comincia ora.
– E quanto si spende per entrare?
– Quattro soldi.
Pinocchio sa già, avendo visto la fine della giacchetta di Geppetto, che nulla si ottiene gratis, ma non ha ancora dovuto affrontare da solo il problema del denaro e di come procurarselo.
Ora però ha la smania addosso. Vuole assolutamente andare a quello spettacolo e i quattro soldi gli servono. Fa dunque un tentativo, abbastanza goffo e spudorato, che Collodi non manca di sottolineare.
Pinocchio, che aveva addosso la febbre della curiosità, perse ogni ritegno, e disse senza vergognarsi al ragazzetto,col quale parlava:
– Mi daresti quattro soldi fino a domani?
– Te li darei volentieri, – gli rispose l’altro canzonandolo, – ma oggi per l’appunto non te li posso dare.
Proprio così, nessuno (tranne un genitore) regala gratuitamente: c’è la legge del mercato: vuoi una cosa? La paghi al prezzo che ti si chiede. Non hai soldi? O rinunci o te li procuri. E’ la legge della domanda e dell’offerta che regola anche i piccoli affari.
Pinocchio casca nel meccanismo ed inizia una serrata contrattazione.
– Per quattro soldi, ti vendo la mia giacchetta, – gli disse allora il burattino.
– Che vuoi che mi faccia di una giacchetta di carta fiorita? Se ci piove su, non c’è più verso di cavartela da dosso.
– Vuoi comprare le mie scarpe?
– Sono buone per accendere il fuoco.
– Quanto mi dai del berretto?
– Bell’acquisto davvero! Un berretto di midolla di
pane! C’è il caso che i topi me lo vengano a mangiare in
capo!”
I vestiti di Pinocchio erano stati allestiti alla meglio dalla buona volontà amorosa di Geppetto, ma quanto vale l’amore sul mercato? Nulla. E così è.
Infatti il burattino scenderà al compromesso. Esita, dubita, si trattiene, ma alla fine cede. Quando la dignità cede al mercato si imbocca una strada in discesa: diventa difficile fermarsi o risalire.
Pinocchio soffre per questa scelta, ma non riesce a rinunciare al “GRAN TEATRO DEI BURATTINI” che gli sembra il più bel divertimento al mondo.
Per quella attrattiva irresistibile vale la pena di gettare alle ortiche cuore e ragione e seguire l’istinto di una curiosità che avrebbe potuto dirigersi altrove, ma che lui non ha ancora imparato a controllare.
Pinocchio soffre un po’, ma cede.
“Pinocchio era sulle spine. Stava lì lì per fare un’ultima offerta: ma non aveva coraggio; esitava, tentennava, pativa. Alla fine disse:
– Vuoi darmi quattro soldi di quest’Abbecedario nuovo?
– Io sono un ragazzo, e non compro nulla dai ragazzi,
– gli rispose il suo piccolo interlocutore, che aveva molto più giudizio di lui.
– Per quattro soldi l’Abbecedario lo prendo io, – gridò un rivenditore di panni usati, che s’era trovato presente alla conversazione.
E il libro fu venduto lì sui due piedi.”
Il capitolo che si chiude malinconicamente. L’allegria per questa volta soccombe alla riflessione amara:
“E pensare che quel pover’uomo di Geppetto era rimasto a casa, a tremare dal freddo in maniche di camicia, per comprare l’Abbecedario al figliuolo!”
Ma riflettiamo: gli effetti della mancanza di denaro colpiscono prima Geppetto e poi il suo figliolo, dobbiamo proprio giudicare Pinocchio? E’ giusto attribuire alla sua scelta un significato negativo?
Il messaggio di Collodi sembra dica questo; ma l’autore non ha mancato di sottolineare altri elementi:
a) Pinocchio è divorato dalla curiosità (che non è necessariamente un difetto)
b) Pinocchio si imbatte in una lusinga che lo sa attrarre fortemente: la musica, i colori, l’entusiasmo della piazza (una piazza tutta piena di gente, la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori)
c) Una piazza non è una persona, ma fa tendenza, diremmo oggi. Trasmette il messaggio di un’umanità che si vuol divertire con uno spettacolo da mille colori.
d) Pinocchio, che indubbiamente non fa la scelta migliore, è in minoranza. Perché dovrebbe solo lui rinunciare?
e) E’ davvero libero, ha gli strumenti e l’esperienza per decidere, in quel momento, al meglio?
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Mariaserena, affido alle scritture dei ragazzi la risposta al tuo magnifico post.
RispondiElimina"Ormai tutti noi sappiamo che tutto ciò che ci circonda è moda. Non appena qualcuno ci informa di una novità presente sul mercato, corriamo subito ad acquistarla perché vogliamo essere i primi a far moda...Io la moda la seguo ma sempre più spesso faccio a modo mio...".
"Se facessimo un sondaggio, vedremmo che tutti i ragazzi hanno gli stessi interessi, hanno tutti lo stesso modo di pensare...non hanno personalità. Di chi è la responsabilità di tutto questo? Non certo dei genitori, poveretti, ma della pubblicità martellante...Dovunque vada, dovunque cammini, c'è sempre la "stessa persona", maschio o femmina che sia!...Un giorno ci alzeremo tutti alla stessa ora, faremo tutti la stessa passeggiata mattutina...e questo perché...saremo tutti uguali...Non ci distinguerà nemmeno più l'essere maschio o femmina. Il mondo non ha più senso se non si è diversi".
La vostra risposta, giovani amici miei, mi piace perché dimostra quanto siete consapevoli e attenti a ciò che ci circonda.
RispondiEliminaLe vostre parole sarebbero state molto utili a Pinocchio, che avrebbe trovato in esse buoni consigli e non la canzonatura di un coetaneo o la truffa del "rivenditore di panni usati".
La vostra generazione ha buone possibilità di attraversare lo schermo del Truman Show e di riprendersi la realtà.
Il GRAN TEATRO DEI BURATTINI non smetterà mai di dare il suo spettacolo; ma noi possiamo anche guardare da un'altra parte.
:-)