sabato 12 marzo 2011

IL MONDO DI CARTA



Per l’adolescente Mattia il mondo è quello delle foto e dei disegni, un mondo virtuale in cui si rifugia per isolarsi dai suoi coetanei e dalla monotonia della realtà. Anche per lui però arriva il momento di operare una scelta: continuare a costruire sogni di carta o vivere realmente?

Vedeva il mondo attraverso una fotocamera. Quel mondo che tanto gli stava stretto, quel mondo nel quale non si riconosceva, quel mondo che non capiva, quella realtà che l’opprimeva e lo soffocava, dalla quale cercava di sfuggire. Mattia guardava la vita passargli sotto gli occhi e sapeva che l’unico modo per scappare era sentire quel click dello scatto. Catturava immagini, momenti. Cercava di trovarci qualcosa di giusto in quel mondo e spesso si chiedeva se in quelle foto avesse davvero immortalato la vita che voleva lui.
Mattia non scartava nulla. Particolari apparentemente insignificanti, guardati senza interesse dagli altri, per lui erano essenziali. Le foglie nel vialetto, la panchina umida del parco, gli alberi spogli. Così metteva insieme i tasselli della sua vita, componendo il suo mosaico di perfezione.

In qualche modo si sentiva un po’ speciale perché sapeva di essere diverso.

Il sabato sera Mattia non voleva andare al cinema. Lui avrebbe preferito stare sulla spiaggia, con la sua fotocamera, a ritrarre il mare, gli scogli, la sabbia, magari passando come un folle ma sentendosi comunque vivo.
Mattia non aveva amici con cui parlare dei suoi progetti. A volte prendeva in mano il telefono nella speranza di chiedere ai suoi compagni di assecondarlo nella sua lucida follia. Poi premeva il rosso e riponeva la cornetta. Mattia era solo. Lui e il suo mondo, lui e il suo puzzle, lui e la sua trasgressione.

A scuola prendeva un foglio e una matita. Quando quest’ultima veniva a contatto con la carta, si sentiva felice. Ritraeva i suoi compagni o immaginava storie. In quegli attimi aveva il potere di decidere per qualcun altro.
Mattia ci credeva e non lo faceva per gli altri ma per se stesso. Al suonare della campanella veniva scaraventato nella realtà, e quasi vergognandosi, prendeva quel disegno e lo strappava. Tornando a casa osservava il cielo e pensava a quanto sarebbe stato bello avere in quell’istante la sua fotocamera per aggiungere altri pezzi alla sua storia.
Mattia sognava, immaginava la fotografia che avrebbe scattato, tamburellando con le dita sulle labbra o mangiucchiandosi il tappo della penna.

Poi Mattia crebbe. Diventò grande e capì che quel mondo in cui viveva diventava ogni giorno più stretto.
In una mattina come tante, si sedette in quel parco, su quella panchina che aveva fotografato anni prima e fra la pioggia e il vento che gli scompigliavano i capelli, cominciò a pensare.
Il posto era lo stesso ma forse qualcosa in lui era diverso.
Quel giorno aveva con sé la foto di quella panchina. La prese dalla tasca della felpa e cominciò a guardarla. Era tutto esattamente identico, gli anni avevano cambiato lui ma non quel luogo.
Era proprio come voleva lui: il contrasto fra quel verde sbiadito e il grigio dell’asfalto del vialetto, la pioggia che sfocava la visuale e le nuvole che chiudevano il cielo su di lui.

Lo ricordava, lo ricordava bene.

Mentre guardava quella fotografia le gocce cadevano giù dalle foglie degli alberi sulla sua testa e sbiadivano l’inchiostro sulla carta. Il colore colava lento sulle sue mani. Fu allora che il verde si mescolò al grigio ma Mattia non si mosse.
Era la sua fotografia preferita, quella che rappresentava il suo disfacimento, quella che racchiudeva tutto il suo mondo. Eppure, anche quando il grigio e il verde si confusero, Mattia rimase impassibile. La osservò, la osservò per l’ultima volta. Poi la lasciò cadere.
Si alzò e sotto la pioggia tornò sui suoi passi abbandonando in quel posto il fulcro della sua esistenza.
Mattia alzò la testa. Su di lui strane nuvole. I fiochi raggi del sole che le attraversavano, le coloravano di rosa, tanto da renderle striate.
Quel forte contrasto gli sembrò piacevole. Piacevole da vedere. Erano diversi quei due colori, eppure si amalgamavano perfettamente. Mattia capì che non sarebbe stato più così difficile per lui e che avrebbe potuto imparare dalle nuvole. Lui era quella striatura rosa. E le nuvole grigie, il mondo.

GIELLE

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