mercoledì 13 ottobre 2010

Potremo re-impare a giocare?



Tutti abbiamo bisogno di maestri o insegnanti  visto che tutti siamo, o siamo stati obbligati  ad andare a scuola?
Durante la nostra esperienza di studenti riceviamo prescrizioni e imposizioni che riguardano e regolano la nostra vita, dal comportamento (che la scuola valuta come disciplina) fino al condizionamento dello stile di vita.
Quali sono i vantaggi per noi? A chi saremo utili dopo esserci uniformati al sistema scolastico?
Per andare a scuola ed inserirci nel suo sistema noi smettiamo di giocare, di fare le cose che ci piacciono e di inventare.
E quando non saremo più utili al sistema potremo almeno re-imparare a giocare?
A quanto pare è difficile e forse non ci riusciremo più.
Allora la prima domanda, e la più importante a mio parere, è questa: impariamo ad imparare o impariamo ad eseguire e a conformarci a modelli?
E l’altra domanda è: i maestri o gli insegnanti si pongono questo problema o più spesso valutano i pezzi della produzione scartando quelli non conformi al modello utile?
Insomma: può darsi che abbiamo davvero bisogno di avere maestri, ma anche e soprattutto di incontrarne di buoni.

2 commenti:

  1. “Una scuola che non aiuta a vivere, ma esclude e complica ancor di più la vita di un bambino o di un adolescente, è crudele. Promuove una esistenza ancor più difficile di quella che gli adulti si trovano ad affrontare, perché i giovani hanno minori risorse a cui attaccarsi chiusi dentro un mondo dominato dagli obblighi.
    Se ti sembrerà che qualche mia considerazione sia estranea alla scuola, ti prego di scusarmi e di capire il mio intendimento e la spinta a scriverti che è il dolore, il dolore dei tuoi allievi: tu li devi aiutare a vivere, non escluderli e dichiararli inadatti a crescere, che è un invito a morire. E molti giovani lo seguono o vivono come se fossero già morti.
    E’ una storia che forse non vuoi conoscere ma che io constato ogni giorno, e vorrei, poiché anch’io sogno, che non si ripetesse più; e la scuola ha una grande funzione e tu, proprio tu, puoi cancellarla quella storia.
    Questo è l’unico potere che mi appassiona: quello che aiuta a vivere tutti e in particolare chi è più debole e soffre, e sono certo che tu non pensi che giovinezza sia da coniugare con spensieratezza e serenità, e tanto meno con felicità. Semmai mi viene da legarla alla sofferenza, anche se talora è mascherata da eroi del nulla. Se vuoi capire la violenza, lo dico sempre, devi prima sapere cos’è la paura.
    Ecco su chi svolgi la tua professione, e non dimenticartene mai, e se ancora hai il coraggio di farlo, quando giudichi. Limitati piuttosto a seminare e fallo in maniera corretta, coinvolgendo persino il seme e la terra su cui è stato piantato”
    (Vittorino Andreoli, Lettera a un insegnante)

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  2. Condivido e posso dire che l'esperienza mi ha confermato le parole di Vittorino Andreoli.

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