sabato 19 maggio 2012
giovedì 17 maggio 2012
APPRENDERE - LA FACCIA NASCOSTA DELLA LUNA
La sensazione è che i ragazzi non sono degli uditori. I ragazzi si sentono calcolati come persone in un processo di reciproco insegnamento/apprendimento. C’è un clima di grande serenità, di allegria. L’insegnante pone delle domande aperte, non retoriche. L’insegnante, quando fa delle domande, non si aspetta di ricevere soltanto le risposte che già conosce. L’insegnante non dà risposte. Ad una domanda risponde con un’altra domanda. Il contenuto è un solo punto di partenza, uno strumento, un pretesto, a cui agganciare il valore aggiunto della riflessione personale e comunitaria. Non è solo il libro a dare le risposte, ma anche e soprattutto il confronto da cui tutti imparano.
Rappresentare un concetto attraverso mappe, disegni, scritture, software, web, LIM, per esprimere il significato simbolico, stimola tutti gli alunni ad apprendere. Modificare e integrare il materiale prodotto dai compagni, stimola i ragazzi a fare squadra, a lavorare gli uni per gli altri. Non si procede con metodo trasmissivo. Docente ed alunni convergono sulla ricerca e, qualunque metodo si usi, i ragazzi sono sempre protagonisti dell’apprendimento.
La società dell’ingoiare senza masticare impone una velocità che mal si coniuga con l’assaporare ogni fase del processo di apprendimento. Nella classe si procede con lentezza, affinchè possano essere colti gli input, le suggestioni che sono l’espressione del libero e vero scambio di idee.
Le cose che vengono fuori spontaneamente non sono reputate degli ostacoli, delle pietre d’inciampo. Non si deve finire di spiegare a tutti i costi, i contributi “d’inciampo” sono visti come delle occasioni irrinunciabili per andare oltre. Si inventano soluzioni sempre nuove, collegamenti a cui nessuno aveva pensato prima e che fanno parte della storia della classe. Soluzioni e collegamenti che vengono progressivamente integrati con apporti sempre nuovi. Il programma non diventa un imperativo categorico. Il contenuto non è il fine, ma il mezzo per innescare un processo.
Partendo da un argomento di interesse comune, anche non canonico, anche fuori dal contesto-programma, ognuno cerca il modo di far proprio quel contenuto. E’ in questo tentativo di appropriarsi di qualcosa, che c’è l’apprendimento. E questo vale anche per il docente.
Apprendere. I genitori si confrontano. Appunti dal circle time.
Da cosa capisco che mio figlio/a ha imparato?
Quando i ragazzi tornano a casa sono in grado di spiegare quanto hanno appreso, di raccontare le fasi del lavoro svolto in classe, di fare riferimento ai metodi usati.
Quando, a casa, i ragazzi, lavorando in modo autonomo, dimostrano di saper utilizzare quanto hanno appreso in classe.
Quando, a casa, i ragazzi partecipano alle discussioni e mostrano di avere una visione personale delle cose. Quando i ragazzi, spontaneamente, dicono ai genitori: Ma tu lo sapevi che … L’hai studiato? … Te lo ricordi?
Perché i ragazzi imparano?
I ragazzi amano la materia perché amano l’insegnante.
Bisogna infondere l’amore per la materia, non la materia.
È necessario infondere la passione. Bisogna avere passione per vivere.
I ragazzi non imparano se avvertono la noia dell’insegnante.
La scuola ideale
La scuola ideale, per me, dovrebbe sviluppare il sentimento critico verso le cose, critico inteso come capacità di analisi e discernimento. La scuola ideale dovrebbe aprire la mente e non ingabbiarla.
Alcune volte i genitori si fissano sul programma, sono perfezionisti, ma i contenuti non servono a niente se i ragazzi non sanno andare oltre.
L’insegnante che conosce il suo mestiere, sa cosa è importante, quali materiali usare, ha idea del tipo di mondo che i ragazzi incontreranno e li prepara ad affrontarlo.
Nella scuola ideale i ragazzi non sono degli automi disumani, ma sono delle persone che sanno scegliere. Ogni ragazzo dovrebbe crescere essendo se stesso.
giovedì 3 maggio 2012
APPRENDERE - QUANDO SCATTA LA SCINTILLA
Un giorno la prof. mi chiese se potevo aiutarla a parlare del commercio equo e solidale. Io avevo letto il post sul blog e lo avevo condiviso pure su fb.
Io avevo il compito di raccogliere gli interventi dei compagni e della prof. Quando io intervenivo, mi ricordavo della canzone del commercio equo e solidale.
Piccolo_biondino
La volta in cui ho imparato pienamente una lezione, è stata quando, nell’ora di geografia, dovevo studiare l’Irlanda. Anche se capivo ciò che stavo leggendo, non riuscivo a ripetere il contenuto. Così ho pensato di fare uno schema con la sequenza delle informazioni. Ora faccio spesso questi schemi, perché mi abbreviano i testi e mi danno una mano a recuperare quello che in classe non ho sentito. Questo metodo mi piace perché decido io quando lo devo utilizzare.
Accì
Può sembrare strano, ma imparo davvero dai videogiochi. Imparo così tanto che riesco a finirli in una giornata. Questo solo perché mi sono applicato, ho letto le istruzioni (teoria) e l’ho applicata (pratica). Se io usassi nello studio la stessa passione che metto nel gioco, potrei davvero imparare tanto. Nello studio, invece, imparo davvero se incomincio a creare delle immagini nella mia mente o collegando un nome ad un concetto. Per esempio, l’altro giorno ho studiato un paragrafo di storia, L’ho anche raccontato a voce alta, ma il nome Controriforma e l’immagine di un Concilio mi hanno aiutato. Io mi sono accorto che non stavo raccontando solo il testo, ma anche il titolo e le immagini.
Marasciah
Nel momento in cui ti senti pronta, che senti che puoi farcela, che sta per arrivare … la scintilla non scatta! Mi succede sempre, però, poi, all’ultimo momento, arriva improvvisamente! Sono un po’ tardiva, lo so! Quando ci sono delle cose che non mi piacciono, io non mi impegno al massimo. Queste cose cerco di farmele piacere, ma… niente! Faccio fatica ad accendere il cervello! :-((( Voglio dire la verità … Non sono ancora molto sicura del mi “click”, ci sto lavorando, ma sicuramente un giorno scatterà la scintilla e allora sarò capace di controllarla al 100%!
Lulù99
Piccolo_biondino
La volta in cui ho imparato pienamente una lezione, è stata quando, nell’ora di geografia, dovevo studiare l’Irlanda. Anche se capivo ciò che stavo leggendo, non riuscivo a ripetere il contenuto. Così ho pensato di fare uno schema con la sequenza delle informazioni. Ora faccio spesso questi schemi, perché mi abbreviano i testi e mi danno una mano a recuperare quello che in classe non ho sentito. Questo metodo mi piace perché decido io quando lo devo utilizzare.
Accì
Può sembrare strano, ma imparo davvero dai videogiochi. Imparo così tanto che riesco a finirli in una giornata. Questo solo perché mi sono applicato, ho letto le istruzioni (teoria) e l’ho applicata (pratica). Se io usassi nello studio la stessa passione che metto nel gioco, potrei davvero imparare tanto. Nello studio, invece, imparo davvero se incomincio a creare delle immagini nella mia mente o collegando un nome ad un concetto. Per esempio, l’altro giorno ho studiato un paragrafo di storia, L’ho anche raccontato a voce alta, ma il nome Controriforma e l’immagine di un Concilio mi hanno aiutato. Io mi sono accorto che non stavo raccontando solo il testo, ma anche il titolo e le immagini.
Marasciah
Nel momento in cui ti senti pronta, che senti che puoi farcela, che sta per arrivare … la scintilla non scatta! Mi succede sempre, però, poi, all’ultimo momento, arriva improvvisamente! Sono un po’ tardiva, lo so! Quando ci sono delle cose che non mi piacciono, io non mi impegno al massimo. Queste cose cerco di farmele piacere, ma… niente! Faccio fatica ad accendere il cervello! :-((( Voglio dire la verità … Non sono ancora molto sicura del mi “click”, ci sto lavorando, ma sicuramente un giorno scatterà la scintilla e allora sarò capace di controllarla al 100%!
Lulù99
martedì 17 aprile 2012
APPRENDERE - L'UTILE E IL NECESSARIO
Stessa storia. Tre punti di vista.
Storia di Leta e Megolina
La storia di Francy99
Storia della prof
Storia di Leta e Megolina
Prof - … Non ricordo bene cosa abbiamo detto a proposito della forma passiva …
Compagni – … Sì, ne abbiamo parlato… Abbiamo fatto uno studio di caso…Ma è passato tanto tempo….
Prof – … Sì, è vero, è passato tanto tempo … aiutatemi a ricordare …
Compagni – … Mi ricordo che per fare la forma passiva bisogna utilizzare l’ausiliare essere… E che il soggetto subisce l’azione… Che puoi fare il passivo solo con i verbi di genere transitivo … Che dipende dalla direzione … Vi ricordate il fatto della mela … Ah, sì, quando eravamo convinti che bastava spostare l’ordine delle parole per trasformare una forma attiva in una forma passiva … Quella volta che io mangio la mela è diventato la mela mangia me …
Prof – … Beh, sono curiosa di sapere come è andata a finire …
Compagno – … E’ andata a finire che abbiamo capito che non bastava spostare le parole, ma dovevamo anche cambiare la forma verbale…
Prof – … Mmmhhhh … e poi … cosa abbiamo fatto …?
Compagno – …Abbiamo provato a fare il passivo di andare, ma io sono andato non era una forma passiva solo perché avevamo usato l’ausiliare essere… E lei ci ha lasciato fare fino a che non abbiamo capito da soli cosa non andava …
Prof - Non me la ricordo questa cosa …
Compagni – … Sìììììì … Non ci siamo ricordati del genere intransitivo del verbo andare … Abbiamo pure pensato che andare aveva la forma attiva uguale a quella passiva… Ma la cosa non reggeva … Seeeeeee …
Prof – … Mmmh, ci siamo arrampicati sugli specchi… Ma ora torniamo a io mangio la mela e la mela mangia me…
Compagni – … Sì, anche se … una mela che mi mangia … Si sente che c’è la fregatura … Un film horror … Però fare il passivo del verbo è difficile …
Prof – … E come possiamo fare … chi ha qualche idea?
Compagni – … Imparare a memoria … Sei matto …Usare solo la forma attiva …Seee, e poi come la metti con l’analisi grammaticale … In internet ci sono i coniugatori dei verbi …
Prof – … E se non abbiamo pc e internet … ecco, come la mettiamo?
Compagni – … Non facciamo l’analisi grammaticale … Uso solo la forma attiva … La forma attiva è facile…
Prof - … Non usare la forma passiva … è possibile … liberi di farlo … ma la forma passiva esiste...
Compagni – … In chat non la usiamo … E’ utile ma non è necessaria … Perché la devo usare per forza? … Ma qualche volta la usiamo …
Prof – … Vediamo se ho capito. Voi dite che è inutile usare la forma passiva… Che è utile ma non necessaria … Che ci sono casi in cui è necessario usarla … Che la forma attiva è più semplice … Bene, facciamo un gioco … proviamo ad abolire i verbi … a inventare un nuovo linguaggio … Chi comincia?
Compagni - … Leggiamo nel pensiero … Usiamo le emoticon … Facciamo il mimo … Non scriviamo … Ascoltiamo … Ma il verbo ci vuole … Serve a dire le azioni … Allora togliamo le parole … Non parliamo … Lasciamo il verbo …
Prof - …. Mmmm… quanti verbi … Leggiamo … Usiamo … Ascoltiamo …Togliamo … Allora mi sa che il gioco non si può fare …
Leta – … Lasciamo il verbo… è vero che la forma passiva non è necessaria, ma è anche vero che è utile conoscerla … almeno sapere come si forma … io e Megolina vogliamo provare a creare una tabella …
Prof – …Vi cedo il posto …
Leta e Megolina – … Allora, facciamo una tabella con quattro colonne: una per il pronome, un’altra per l’ausiliare e una per il participio passato che formano il verbo nella forma composta, l’ultima per indicare la forma verbale…
Prof – Da quale forma partite?
Leta e Megolina- Da quella attiva che conosciamo meglio. Ragioniamo sul passato remoto attivo. Allora, prendiamo egli mangiò. Egli lo inseriamo nella colonna dei pronomi, in quella dell’ausiliare ci mettiamo avere, tra parentesi, perché il passato remoto attivo non ha bisogno dell’ausiliare, in quella del verbo ci mettiamo mangiò, la forma è attiva. Ora formiamo il passato remoto passivo. Siccome sappiamo che per fare la forma passiva dobbiamo usare l’ausiliare essere coniugato al passato remoto e il participio passato del verbo mangiare, viene fuori egli fu mangiato… ma se non conosciamo almeno la coniugazione del verbo essere … tutta ‘sta cosa non si può fare …
La storia di Francy99
Apprendere significa capire il motivo per cui si applica una regola, mentre imparare significa metterla in pratica. Imparare vuol dire arrivare al di là della spiegazione dell’insegnante, assumendo autonomamente lo stile di apprendimento che di volta in volta ci sembra più adatto.
Molti professori spiegano una lezione senza mai porsi il problema se i loro alunni hanno davvero appreso e imparato. Ma in grammatica non è mai stato così.
Faccio un esempio. La forma passiva dei verbi.
Quando abbiamo iniziato a lavorare sulla forma passiva, io non ho capito molto. Quando sono tornato a casa, infatti, ho riguardato gli appunti e mi sono accorto che non ero in grado di metterli in ordine.
Un giorno la professoressa ha ripreso l’argomento. In quel momento io mi sono ricordato che esistevano diversi stili di apprendimento e ho deciso di utilizzarne alcuni: lo stile visivo, lo stile verbale e quello uditivo. Così ho partecipato alla discussione, ho preso appunti, ho ascoltato la spiegazione di due mie compagne e ho ricopiato la loro tabella sul mio quadernone.
Il pomeriggio sono riuscito a riordinare gli appunti e mi sono allenato con degli esercizi. Sono riuscito a fare bene.
Far finta di non ricordare. Perché i ragazzi si sentano la tua memoria. Cogliere l’increspatura del sopracciglio e il lampo dell’occhio. Dai visi capirai se essere ciurma o timoniere. Tutto può andar bene. Anche ciò che non si usa più. Per strade diverse. Ognuno conosce la sua. Una è la montagna. Tanti i sentieri.
Flessibili come il giunco sono i ragazzi.
giovedì 12 aprile 2012
Giovani ragazzi imparano
Ho ammirato la lucidità e l'esattezza con cui ELITHEBEST99 e ONEPIECE99 hanno saputo analizzare e narrare le loro esperienze di apprendimento. Bravi ragazzi!
Purtroppo non riesco ad inserire il mio commento, allora ho pensato di scrivere questo breve post.
Continuate così.
E' bello imparare... dai nostri ragazzi!
Purtroppo non riesco ad inserire il mio commento, allora ho pensato di scrivere questo breve post.
Continuate così.
E' bello imparare... dai nostri ragazzi!
APPRENDERE - FORTISSIMAMENTE VOLLI
ELITHEBEST99 e ONEPIECE99 si raccontano. Raccontano di un click. Storie di tenacia e passione. Storie di talenti. Storie di imprevisti affrontati. Storie di problemi risolti. Storie che nessuno potrà mai cancellare. Storie di scoperte.
Storia di Onepiece99
Storia di Elithebest99
Le lezioni che mi rimangono impresse, anche se sembrerà strano, sono quelle di matematica.
All’inizio della spiegazione di un argomento qualunque, mi sembra di non capire niente e penso che la mia professoressa venga da un altro pianeta e che non parli la mia lingua! Ma il mio click avviene dopo, avviene a casa. Proprio in questo luogo passo ore e ore per capire l’argomento. Alla fine mi è tutto talmente chiaro che il ragionamento è quasi automatico.
Mi sono posta una domanda: Perché mi arrovello per ore e ore? Non potrei andare avanti e far finta di niente?
In un primo momento mi è stato difficile trovare una risposta, ma poi ho capito, mi è arrivato “il lampo di genio”. Il mio metodo è ragionare sugli errori. Sono spinta a fare ciò dal desiderio fortissimo e dalla volontà di andare oltre le cose che già conosco e so fare.
Non mi posso fermare… devo continuare a far ciò che mi appassiona!
Storia di Onepiece99
Proprio l’altro giorno mi sedetti sul divano di casa mia, presi un foglio e iniziai a disegnare il mio fumetto manga.
Mi cimentai in una pratica piuttosto difficile, la prospettiva. Lì, senza istruzioni, senza niente, solo la mia matita e la mia squadra.
Dopo diverse arrabbiature, riuscii a disegnare una stanza in prospettiva.
In quel momento mi sono accorto di aver veramente imparato a disegnare la prospettiva. Lì mi sono stupito di me, perché nei giorni precedenti non ero riuscito a combinare un bel niente.
Evidentemente avevo relegato alcune conoscenze in una parte remota del cervello. Evidentemente mi ero affidato solo ad un misero 10% delle mie conoscenze.
Procedendo per tentativi ed errori, sono riuscito nel mio intento, ma in quel momento ero sicuramente guidato dalla passione, non c’è altra spiegazione.
mercoledì 28 marzo 2012
OH! COSA? DAVVERO? SI'! NO!
Progettare per la discarica significa costruire oggetti da buttare via in fretta.
Oh! Cosa? Davvero? Sì! No!??????????????????????????
giovedì 23 febbraio 2012
DELLE COINCIDENZE E DELLE PREDIZIONI
I nostri dubbi sono nati quando ad uno di noi è arrivata una mail con un documento allegato. In questo documento c’era scritto che vi erano delle coincidenze nella vita pubblica e privata di due presidenti americani.
A seguire, sempre nello stesso documento, c’erano delle immagini di una banconota di venti dollari che, opportunamente piegata, mostrava il disastro delle torri gemelle e il nome di chi aveva rivendicato l’attacco.
A seguire, sempre nello stesso documento, c’erano delle immagini di una banconota di venti dollari che, opportunamente piegata, mostrava il disastro delle torri gemelle e il nome di chi aveva rivendicato l’attacco.
Dobbiamo credere al mistero delle coincidenze e alle predizioni di una banconota opportunamente piegata?
Il documento era redatto in un italiano stentato. Probabilmente la traduzione era stata fatta utilizzando un traduttore on line. C’erano molti errori nell’uso dei tempi verbali e nelle concordanze e spesso i periodi erano collegati da congiunzioni non adatte. In qualche caso il testo risultava addirittura incomprensibile a causa della presenza di termini non adatti. In molte parole le doppie, le elle e le a erano scritte in maiuscolo, quasi a richiamare l’idea delle torri.
Abbiamo cercato notizie sui fatti e sulle date citati nel documento. Abbiamo scoperto che non tutto quadrava e che c’erano elementi non coincidenti. Nel web abbiamo trovato anche notizie e filmati davvero interessanti a proposito di questo fenomeno. Così abbiamo compreso che può accadere che vi siano delle coincidenze ma che non bisogna prendere per oro colato le interpretazioni che ne vengono fatte.
Nelle coincidenze non c’è nulla di misterioso. Se così fosse, la nostra classe sarebbe immersa nel mistero.
Ad esempio:
- due di noi sono nati lo stesso giorno e a sei mesi di distanza;
- tre compagni possiedono una maglietta dello stesso colore;
- dieci persone portano gli occhiali;
- il compleanno di uno di noi è il quattro di un certo mese e l’onomastico è il quattro di un altro mese. Tra compleanno ed onomastico ci sono quattro mesi di distanza;
E ancora:
- se piego un dollaro in una maniera diversa rispetto a quella indicata dal documento, ottengo anche altri nomi e altre immagini. Dipende dal tempo e dalla pazienza che voglio investire in questo gioco.
Che fare quando arriva un documento come quello che abbiamo descritto? Lo dobbiamo inviare a dieci persone, come viene chiesto di fare, o dobbiamo spezzare la catena?
Attraverso le mail ci arrivano anche delle notizie importanti e in questo caso non sarebbe giusto, ad esempio, interrompere la catena della solidarietà. In qualche caso, però, riceviamo anche delle mail con notizie un po’ strane. Quando questo accade, sarebbe meglio cestinare.
Le mail ci consentono di arrivare a casa delle persone. Gli strumenti non sono né buoni né cattivi. Dipende da come li usiamo. Pensiamo ad una penna: una cosa è usarla per scrivere, un’altra è lanciarla nell’occhio di un compagno.
Se si mandano in giro notizie infondate, in breve tempo queste notizie si diffonderanno e non saranno più controllabili. Così può accadere che una bugia detta per gioco o per scherzo, si trasformi in una verità per chi non sa, e non può sapere, che si tratta di una bugia, di un gioco o di uno scherzo.
In altri casi, chi invia messaggi da diffondere a terzi, lo fa con intenzioni poco oneste. In tutti i casi, meglio cestinare.
Francy99, Jack99, Kekko99, Gianlu99, Elithebest99, Miry99, RosyPrincess99, Megolina
martedì 14 febbraio 2012
LA SCUOLA E' UNA FIABA
Fine dell’ora. Emmepì si avvicina con un foglio azzurro accuratamente piegato.
Mi dice: Ho scritto una cosa.
Silenziosa Emmepì. Mi prendo cura di te.
Silenziosa Emmepì. La scuola è una fiaba.
Qualcosa si può ancora fare. Insieme.
C’era una volta un paese chiamato Amazonia. Era un paese molto grande ed aveva molte cose e molte persone. In quella città mancava solamente la scuola. Le persone non sapevano scrivere e pasticciavano come neonati quando dovevano parlare.
Il mago Vito seppe di questa cosa e si imbarcò per raggiungere Amazonia. Arrivato nel paese, incominciò a costruire la scuola ma da solo non ci riusciva. Allora chiamò la strega Azzurra che arrivò subito.
Insieme finirono di costruire la scuola.
Il mago Vito chiamò tutte le persone e disse: Voi dovete andare a scuola per parlare e scrivere.
Le persone ringraziarono il mago Vito e la strega Azzurra.
E grazie al mago Vito e alla strega Azzurra, Amazonia divenne il paese più bello del mondo.
E vissero tutti felici e contenti.
mercoledì 8 febbraio 2012
COTONE BANANE CACAO E CAFFE'
Un video sul Commercio Equo e Solidale
Un'altra via d'uscita
Un'altra via d'uscita
Testo della canzone
Dario Iacobelli — Daniele Sepe
Per un anno il campesino sulla terra zappò
e il raccolto una mattina al mercato portò
Cotone banane cacao e caffè
Dopo un anno di lavoro quanto pensi gli hanno dato
Tre solo tre di pesos solo tre
Dopo un anno di lavoro di pesos solo tre
Panama stivali faccia bianca e lavata
parla inglese chi ha comprato il caffè
Cotone banane cacao e caffè
Per un ora di lavoro quanto pensi gli hanno dato
Tre mila pesos mille per tre
Un'ora di lavoro e mille pesos per tre
Cotone banane cacao e caffè
Per cambiare continente impiegano un mese
Tre milioni al grossista francese
ci metton due secondi con il world wide web
C'è l’industriale che urla incazzato
"Meno operai! Siamo fuori mercato!"
Poi guarda il rolex , s'è già fatto tardi
e torna alla sua villa di svariati miliardi.
3000 pesos non bastano più
Si parte da un milione e si va sempre sù
Di tutto quel caffè ora un chicco soltanto
costa più del campesino del raccolto e del campo
C'è un esperto che arriva da Calais
si studia attentamente il nostro chicco di caffè
"Con l'uso biogenetico di un forte lucidante
lo rendo un po' dannoso ma più accattivante
Per lo spot serve una grande attrice
che canta balla ride e fa la presentatrice
vola su chicchi che sembrano proprio veri
e ha avuto un assegno con circa sette zeri
L’ esploratore è sempre più ricco
Il grossista francese è sempre più ricco
L' industriale incazzato è più rilassato
L’esperto di Calais non beve più caffè
Manager attrici registi e banchieri
tutti più felici e più ricchi di ieri
Ma tutto il lavoro del campesino
sempre quei tre pesos e di mancia un soldino.
Ma in questo pianeta la giusta convenienza
è rendere la gente più felice con coscienza
Una parte del mondo da anni è rapinata
da gente che di questo non ne vuol sapere niente
da gente che pensa che ha molta più importanza
l’andamento delle borse e non quello della mente.
Ma per fortuna in ogni cosa della vita
puoi cercare un’altra via d’uscita.
Un altro campesino per un anno ha zappato
S’è alzato presto e non è andato al mercato
Qualcun altro senza panama ha incontrato
Qualcuno che se paga paga quel che ha lavorato
e sa che un’ora ha lo stesso valore
se sei un contadino o un illustre scrittore
Ha incontrato le botteghe del mondo
che pagano il lavoro al suo prezzo giusto e tondo
fuori dalla legge di un mercato brutale
per uno scambio più equo e solidale.
giovedì 2 febbraio 2012
IL FUTURO E' TECNOLOGICO
Io non sono nessuno per dire questo, però noi ragazzi vediamo come è cambiato il mondo dall'epoca dei nostri nonni. E' cambiato tutto. Per esempio, io ho visto una persona anziana che raccontava la sua storia ad un ragazzo e questo ragazzo si annoiava perché lui non sapeva che i nostri nonni non avevano quello che abbiamo noi.
Noi abbiamo: wii, facebook, iphone, computer con giochi costosi, nella classe mia c'è una LIM.
Quando ho raccontato a mia nonna che nella classe mia c'è una LIM, lei ha detto:
che cosa????????????????????????????????????????
Ho risposto, no, niente.
Quando ho detto a mio padre che io facevo il dj con un mio amico, è rimasto così :-((( ma non perché non voleva ma perché non capiva niente.
Una cosa ve la posso dire: più passano gli anni e più ci troviamo nella tecnologia.
#31# :-)))
lunedì 30 gennaio 2012
VOGLIO FARE IL PROF
Seconda media.
Genitori e docenti. Un dialogo sempre aperto. La mamma di F. mi dice che il figlio da grande vuol fare l’insegnante.
F. dice la sua.
Il mio sogno è diventare professore di lettere. Sembrerà una cosa strana, ma è così che la penso.
Mi piace il metodo che usano i miei insegnanti ma vorrei inventarne uno nuovo, completamente mio.
Amo molto la lettura perché mi trasmette tranquillità ed emozioni. Amo leggere e sentir leggere perché mi immedesimo nel personaggio e mi faccio coinvolgere dalla storia.
Vorrei diventare un insegnante giusto e comprensivo perché i ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati ed aiutati quando sono in difficoltà.
E da insegnante eviterei la competizione tra i miei alunni, quella competizione che porta alcuni a considerarsi migliori degli altri. Questa cosa non la sopporterei, perché penso che alcuni ragazzi hanno delle capacità che non sanno sempre mettere in atto.
Riguardo le valutazioni negative, le eviterei. E se proprio dovessi assegnare un cattivo voto, ne spiegherei il motivo e non farei prediche inutili.
Vorrei che tutta la classe capisse approfonditamente la materia, nessuno escluso.
In definitiva, vorrei diventare insegnante di lettere per far capire ai miei futuri alunni che l’italiano, e soprattutto la grammatica, sono materie fondamentali per acquisire maggiori competenze in fatto di istruzione e cultura. In caso contrario, ci rimarrebbero solo l’ignoranza e l’analfabetismo.
Ma non sono solo questi i motivi per cui da grande vorrei fare il professore. Vorrei comunicare il rispetto per gli altri e valori come l’amicizia, quella vera.
E vorrei anche che i miei alunni capissero che la scuola può aiutare a realizzare i sogni!
venerdì 27 gennaio 2012
GAM GAM GAM KI ELEKH
E' un pezzo del testo ebraico del Salmo 23 che le maestre ebree deportate nei campi di concentramento facevano cantare ai bambini.
Gam Gam Gam Ki Elekh
Be Be Ge Tzalmavet
Lo Lo Lo Ira Ra'
Ki Atta' Imadi' (2 volte)
Shivtekha Umishantecha
Hema Hema Inaktamuni'
Traduzione:
Anche se andassi
Per le valli più buie
Di nulla avrei paura
Perché tu sei al mio fianco.
Se tu sei al mio fianco
Il tuo bastone
Il tuo bastone mi dà sicurezza.
domenica 15 gennaio 2012
Vita nuova che amo - di Mariaserena
Vita nuova che amo
(dedicato a tutte voi, vite nuove, e vite che l'affetto rinnova)
una vita fresca come un frutto |
Vita nuova che amo
nelle piccole mani
irrequiete, afferranti
che esplorando descrivono
un nuovo senso inedito
che la vita rinnova.
Amo gli occhi pensanti,
lievemente accigliati,
le sopracciglia alate
che attendono il volo
e scrutano, increspate,
in fiduciosa attesa.
Amo le gote lisce,
pelle d’ambra rosata,
che difendi ostinato.
Amo la piccola perfezione
di persona compiuta
che s’avvia sgambettando
che si rialza, caduta,
che avaramente ride
ma al sonno s’abbandona
con dolcezza di nube
sulle mie braccia antiche
che solo tu rinnovi.
martedì 10 gennaio 2012
HORROR VACUI
Horror vacui significa paura del vuoto.
La domanda: E se non ci saranno i giochi, che cosa ci sarà?
Le risposte:
Ricky99 - Ci saranno la serietà e la noia.
Comar - Ci sarà la noia in tutto il mondo.
PazzoAnto - Ci sarebbero noia, tristezza e serietà.
Luca -Ci sarebbe la noia.
Viki 58 - Senza giochi il mondo sarebbe noioso
Emi - Se non ci saranno i giochi, ci sarà solamente noia e per le strade e nelle case non si sentiranno più le grida dei bambini felici
Roby :)) - Non ci sarebbe nulla, perché, grazie ai giochi, i bambini imparano. E i bambini si annoierebbero perché, oltre che studiare, non saprebbero cosa fare.
Vito 15 - O ci saranno giochi inventati da noi o non ci sarà il divertimento.
Virgi_18 - Senza i giochi ci sarebbe la noia e mancherebbe la fantasia.
Anco14 - Ci sarebbe la serietà, non riusciremmo a socializzare e non potremmo scaricare le nostre tensioni.
Rasha Ednebectidis - Non esisterebbe la fantasia.
Annarita - Senza il gioco non ci sarebbero più la fantasia e il divertimento.
Kisy - Senza gioco saremmo tutti seri e senza amici e, senza fantasia, ogni giorno sarebbe noioso.
Wolly - Senza i giochi ci sarà un mondo serio e noioso, senza divertimento; Non capiremmo niente della vita
Jackson - Se non ci fossero i giochi, non ci sarebbe la felicità.
COSTY - Da piccola spesso mi è capitato di giocare con la fantasia. Ricordo che adoravo giocare alla principessa: mi riempivo di collane, mi truccavo ed indossavo il mio vestito di Trilly, la fatina di Peter Pan. Davanti allo specchio recitavo la parte della strega di Biancaneve: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. E lo specchio rispondeva: “Sei tu, o mia regina!”. Questo gioco mi divertiva molto e la mia fantasia mi permetteva di volare nei luoghi, nei castelli, nel bosco, e di incontrare i personaggi della mia fiaba preferita. Adesso però le cose sono cambiate perché mi appassionano i giochi elettronici, le carte e la dama. È anche vero però che, dopo aver fatto due o tre partite, mi annoio da morire.
Se gioco fuori casa, invece, io non mi annoio mai. La scorsa estate, ad esempio, insieme ad alcuni amici, raggruppando molti oggetti che non usavamo più, abbiamo realizzato un mercatino dell’usato. Nonostante avessimo pochissima roba da vendere e pochissimi acquirenti, ci siamo divertiti un mondo. Mi rendo conto che ci si può divertire anche con poco.
Il tempo delle fiabe è finito anche se non è ancora finito il tempo dei sogni.
Come mi organizzo se la playstation non va, se ho finito i compiti, se gli amici non possono venire da me, se io non posso andare da loro, se non posso andare in palestra, fare danza, usare facebook o chattare su msn.. se, insomma, non posso fare tutte quelle cose che sono abituato/a a fare? Mi stendo sul divano e mi dispero aspettando che tutto ritorni come prima o invento un nuovo gioco, riordino i ricordi, organizzo un mercatino…?
Chi ha voglia di continuare l’elenco antinoia, antitristezza, antiserietà, antisolitudine?
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