domenica 4 dicembre 2011

COME SAREBBERO ANDATE LE COSE?

Quando frequentavo le scuole elementari, avevo un quaderno di “bella copia”. Era un quaderno senza macchia e senza paura, un documento da mostrare al direttore scolastico.
E ricordo anche il momento della funerea domanda del direttore, la domanda che ci faceva tremare le gambe. “Su un albero ci sono dieci uccellini. Arriva un cacciatore e ne spara sei. Quanti uccellini rimangono sull’albero?”.
Mesi e mesi di calcoli con i ceci e i fagioli non ci avevano messo in grado di dare la risposta che i grandi si aspettavano da noi.
E per dimostrare che il lavoro era stato fatto, ed era stato fatto anche bene, la maestra apriva i quaderni senza macchia e senza paura. Seguivano i commenti del caso.
Quando il direttore lasciava la classe, la maestra, ferita nel suo onore professionale, ci rimproverava aspramente e ci minacciava di bocciatura.
Gli adulti avevano detto, noi no.
E di quegli anni passati a far silenzio e a contare gli uccellini morti, mi è rimasta la tristezza del silenzio e la consapevolezza che gli adulti parlavano troppo spesso in nome e per conto dei più piccoli.
Nessuno si sforzò mai di chiedermi cosa pensavo di quei sei uccellini sacrificati in nome della sottrazione e di quei quattro che erano riusciti a scappare. Sull’albero non potevano essere rimasti degli uccellini, era ovvio. Gli uccellini non sono stupidi, questo mi aveva insegnato mio padre cacciatore.
A casa lo scrissi su un quaderno ma la cosa rimase tra me e il quaderno. Il direttore aveva detto quattro, quella era la risposta giusta. Per tutti, maestra compresa, ma non per me.
Come sarebbero andate le cose se, per dire la mia, avessi usato un blog invece di un quaderno?

13 commenti:

  1. Bhe! Coraggio, i tempi cambiano e cambia anche il problema:
    “Su un albero ci sono dieci uccellini. Dopo un po', sei volano via.
    Quanti uccellini rimangono sull’albero?”.

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  2. Potenza del blog! Grazie Gaetano :-)La storia è vera, come è vero che le cose sono cambiate...

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  3. Ma 25 anni fà, le maestre di mia figlia alle elementari alla scuola del Sodo (Cortona, AR) incoraggiavano le risposte tipo "Nessuno: gli uccellini non sono mica stupidi". Le raccontavano poi ai genitori dicendo che illustravano capacità di pensiero alternativo.
    Più tardi, da insegnante, mi sono trovata in un caso analogo, ma con ragazzi più grandi, che finivano la scuola media, in Ticino. Avevo preparato un test di "comprensione ed espressione scritte": un trafiletto di Le Matin su un tizio che era stato beccato a cambiare una ruota sulla corsia di sinistra dell'autostrada: non aveva provocato incidenti, però si era beccato una multa salata. Gli studenti dovevano prima riempire un ipotetico verbale di multa a partire dal trafiletto, poi immaginare come il tizio spiegava la multa alla moglie la sera.
    M. mi consegna il verbale di multa dopo meno di un minuto, tutto giusto. Dopo altri 5 minuti torna:
    - Non posso rispondere alla seconda domanda, perché non capisco niente.
    - Ma se hai compilato il verbale correttamente?
    - Era facile: bastava copiare.
    - Beh, però dovevi capire il testo per copiare le cose giuste al posto giusto.
    - No, non ci capisco niente.
    Era una classe di "corso base" di francese. Sarebbe stato assurdo penalizzare gli allievi per un problema di comprensione nella parte espressione. Annuncio alla classe: "Se avete un problema con la seconda domanda, potete venire a chiedere: vi risponderò ma vi toglierò un punto per l'aiuto ricevuto". E riprendo con M.
    - Disegnami l'autostrada.
    Me la disegna ben bene, due corsie in un senso, due nell'altro, più le corsie di emergenza sui lati e lo spartitraffico in mezzo.
    - Adesso disegnami la macchina
    La fa con un rettangolo e 2 semicerchi per i fari, ma sulla corsia di emergenza.
    - No, rileggimi il testo.
    Arriva a "sur la piste de gauche" (sulla corsia di sinistra). La interrompo.
    - Capisci "de gauche"?
    Silenzio.
    - Lève la main gauche.
    Lei alza la mano sinistra e sbotta:
    - Ma quello lì è matto!
    - E perché credi che sia finito sul giornale?
    Torna al suo posto ridendo e mi scrive un bellissimo dialogo tra il tizio e la moglie. Decido di non toglierle il punto per l'aiuto, poiché il suo problema di comprensione non riguardava la conoscenza del francese.
    Un paio di settimane dopo, incontro L., una ex-collega che ha lo stesso cognome di M. Le chiedo se per caso sono parenti. L.:
    - Sì, è mia nipote - testarda, eh?
    Le racconto la storia del test. L. scoppia a ridere:
    - Ma tu non lo sai che mestiere fa mio fratello, il papà di M.?
    - No.
    - È capo della polizia autostradale cantonale!
    Ero ancora più contenta di non aver tolto il punto per l'aiuto a M.: con antecedenti del genere, naturale che non potesse concepire il comportamento descritto nel trafiletto.

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  4. F.Daza. Io non so se sarebbero andate meglio o peggio ma io non ho capito molto in senso del post

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  5. Benvenuta, Almansi! :-)))
    Sì, credo che sia fondamentale riuscire a comprendere cosa si cela dietro il vissuto dei ragazzi. È come se la vita rimanesse fuori dalla scuola, mi riferisco a tutto il bagaglio di esperienze e credenze che ogni ragazzo possiede.
    Nel caso che hai raccontato è evidente che la cultura familiare ha agito in un certo modo. Come non tenere conto di questo aspetto? Tu hai chiesto ad una ex-collega perché volevi capire, lo hai fatto e hai fatto bene.
    Hai ragione, in qualche caso i problemi di comprensione non riguardano la conoscenza di questo o di quello.
    Spesso si conosce solo cosa sa e cosa sa fare una persona rispetto al ruolo che ricopre. Meno spesso si è in grado di definire cosa sarebbe in grado di fare la stessa persona in ruoli e funzioni diversi.
    Spesso mi viene in mente Huizinga: “Se vogliamo conservare la cultura, dobbiamo continuare a creare culture”. Io aggiungerei che non dobbiamo smettere di conoscere le culture dei nostri ragazzi.
    Grazie, Almansi

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  6. @ Rasah
    Un cacciatore punta il fucile contro un gruppo di dieci uccellini che stanno sul ramo di un albero. Ne cadono sei, ne rimangono quattro.
    Quando frequentavo la seconda elementare, il conto che si faceva era: 10 – 6= 4. Era un esempio che serviva a spiegare la sottrazione.
    Ma si potrebbe fare anche un altro ragionamento. Ne cadono sei, gli altri volano via per mettersi al riparo. Sul ramo nessun uccellino.
    E poi, come si fa a contare quanti uccellini ci sono sul ramo? Possiamo solo dire che ce ne sono molti o pochi rispetto a quelli che osserviamo su un albero vicino.
    Insomma, Rasah, certe volte, quando si spiega qualcosa, bisogna fare attenzione agli esempi che si usano.
    In classe con molta probabilità questa storia non sarebbe mai saltata fuori. Il blog serve a questo, a far saltare fuori le storie. : -)))

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  7. Tempo fa, c’era ancora la lira, un mio alunno, che non riusciva a far quadrare un bilancio per poche migliaia di lire, mi mise nella verifica cinquemila lire con una postilla: “ho controllato in tutti i modi ma non riesco a trovare l’errore, ce li rimetto di tasca mia!”
    Ho premiato sia la creatività che la faccia tosta. Pensa, ho avuto in classe un precursore della finanza creativa, chissà quali soluzioni troverebbe per la situazione attuale!

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  8. Laura... per dirla alla Totò, questo tuo racconto mi ha fatto sbellicare dalle risate! :-)Non hai mai pensato che questo tuo alunno magari sia qualche parente o figlio di amici della squadra dell'ex ministro Tremonti?

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  9. @Hanny @ Mafalda
    quel direttore era il padre di un influente ministro del precedente governo, quello di Tremonti, tanto per intenderci...
    e vi assicuro che non è una barzelletta... Talis pater...
    In tutti i casi, viva la faccia tosta dell'alunno creativo e viva te, Hanny, che, per dirla alla Morin, hai saputo affrontare l'imprevisto...

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  10. Chissà come mai non mi stupisce il fatto che fosse il padre di un influente ministro...
    Per quanto riguarda i complimenti, sono totalmente immotivati, io sono la prima che si diverte!

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  11. Leggendo il testo del problema avevo subito pensato che tutta faccenda avesse del surreale; intanto prendere sei uccellini sparando... boh... e quanti colpi? e che razza di fucile era? ecc ecc
    Poi ho pensato i cacciatori, gente perversa; sparare agli uccellini. Bruttissimissimo!
    Subito dopo mi sono detta: ovviamente gli altri sono scampati volandosene via.
    Insomma a tutto ho pensato meno che a fare la sottrazione il cui risultato, se non ricordo male, una volta mi facevano chiamare anche "differenza".
    Già la differenza; che bella parola, ci riscatta tutti e tutti ci potrebbe salvare; perfino il cacciatore che potremmo considerare un "diversamente crudele". Magari spara agli storni, quelli che imbrattano di guano le auto... chissà? Insomma il fatto è che i problemi di scuola non mi sono mai piaciuti; forse dovrebbero raccontarli in modo, come dire, "diverso"?
    Appunto, potenza del blog!

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