venerdì 17 giugno 2011

QUESTIONE DI DAZIO


Mi sono sempre chiesta se e in quale misura assegnare compiti a casa. Domanda retorica, senza alcun dubbio, visto che esistono precise disposizioni che fanno “chiarezza” sull’argomento.

Rimando me stessa alle seguenti fonti:
1) Circolare Ministeriale 20 febbraio 1964, n. 62 avente come oggetto i compiti scolastici da svolgere a casa e in classe;
2) Circolare Ministeriale 30 ottobre 1965, n. 431 avente come oggetto le interrogazioni parlamentari concernenti i compiti scolastici da svolgere a casa;
3) Circolare Ministeriale 14 maggio 1969, n. 177 avente come oggetto il riposo festivo degli alunni e i compiti scolastici da svolgere a casa;

Non ci sono dubbi, la legge parla chiaro: sia pure con le dovute cautele, i compiti a casa vanno assegnati.
Eppure, nonostante tutto, io continuo ad avere dei dubbi.
Mi chiedo, ad esempio, quale tipo di rapporto esista tra qualità dell’insegnamento e quantità di compiti assegnati per casa.
Comincio a pensare che il rapporto sia inversamente proporzionale...
Però, mi dico, se il mio è un insegnamento di qualità, che bisogno ho di assegnare compiti da svolgere a casa? Ma forse il mio non è un insegnamento di qualità... (E' bene che questa cosa me la segni sull'agenda...) Ma no, che stupida che sono a contorcermi le sinapsi! Perché non ci ho pensato prima? Bisogna pure che in qualche modo i ragazzi consolidino, recuperino, siano eccellenti... a casa!
...Comunque è il caso che mi rilegga le circolari ministeriali, in questo momento sono un po’ confusa…
Però, in attesa di recuperare e consolidare anche le mie conoscenze e giusto perché mi piace soffrire, voglio provare a fare un altro ragionamento.
E se, mi chiedo, pur in presenza di un insegnamento di qualità,non riesco a “fare tutto” ciò che ho scritto da qualche parte nella mia programmazione? (Bisognerà che mi appunti anche questa cosa sull'agenda: casomai mi dovessero chiedere che cosa significa insegnamento di qualità, mi scoccerebbe essere impreparata...) Beh, se proprio non ce la faccio a fare tutto, allora non mi rimane che trasferire alla famiglia la responsabilità di completare il mio lavoro. Ma così facendo, non autorizzo tacitamente i genitori a sostituirsi a me? Dubbio davvero amletico.
Forse devo rileggermi le circolari ministeriali, ma non ne ho davvero voglia perché in questo momento sono ulteriormente distratta da un altro pensiero.
Non è che anche l’istituzione scolastica si è messa ad esigere il dazio? Quello dei compiti, ovviamente.
Beh, a questo punto vado a rileggermi le circolari, ma un pensiero mi frulla per la testa: a chi appartiene il tempo dei ragazzi quando non sono a scuola?
Vediamo se me lo dicono le circolari….

Fermina Daza

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